Transpadana, prove di cicloturismo
Cicloturismo in Alto Polesine - tra destra Adige e sinistra Po
"Il progetto di sviluppo del turismo rurale lungo l’asta fluviale del Tartaro-Canalbianco, quale cerniera tra l’Adige a nord ed il Po a sud, interessa una vasta area tra le province di Verona e Rovigo, ricca di ambiti paesaggistici, peculiarità storico-architettoniche e specificità agroalimentari".
Lo scopo è di valorizzare e promuovere un’area ancora sconosciuta ai più e proprio per questo più “vera ed entusiasmante”. Sicuramente in linea con la sensibilità di chi decide di avvicinarsi ed intraprendere un turismo di tipo rurale. L’opportunità di riscoprire vecchi percorsi arginali, uniti ad affascinanti tratti di strade rurali attraverso rigogliose colture frutticole e formazioni boscose fluviali, ha portato all’ideazione di una proposta di percorso cicloturistico che colleghi due direttrici turistiche a valenza europea già affermate ed in fase di definizione e potenziamento quali la dx Adige e la sx Po.
La particolarità di questo territorio risale in primis alle vicende storiche che ne hanno caratterizzato lo sviluppo. Un’area di cerniera e di “confine” tra il Ducato Estense prima, e lo Stato Pontificio poi, da una parte e la Repubblica di Venezia dall’altra. Un territorio che la storiografia indica col nome di Transpadana. Una storia magistralmente riassunta nello stemma del Comune di Giacciano con Baruchella.
Il percorso cicloturistico, qui descritto in una versione di “sintesi”, si sviluppa per una lunghezza complessiva pari a 40 km circa, con partenza ed arrivo nella cittadina di Badia Polesine (RO), la quale deve il suo nome all’Abbazia della Vangadizza, importante monastero benedettino fondato prima del Mille in località Vangadizza e di cui si conservano importanti testimonianze storico-architettoniche.
La partenza del percorso, fissata presso il piazzale della Stazione Ferroviaria, si snoda lungo strade cittadine (Via XXIV Maggio) verso la periferia per raggiungere l’argine dx del Canale Malopera. In fondo a Via F.lli Cervi, si gira a destra e si percorre la viabilità rurale arrivando sull’argine sx dell’ex alveo del Fiume Castagnaro. Arrivati in prossimità del municipio di Giacciano con Baruchella, si attraversa il ponte sulla Fossa Maestra (realizzato dagli austriaci nella seconda metà del 1800) che definisce l’inizio del Parco della Fossa Maestra con uno sviluppo complessivo di circa 8 km, sino in località punta Canda.
Proseguendo sulla strada arginale per Trecenta, si devia a dx per Via G. Fiocco, dove si può ammirare la maestosità del complesso rurale di Palazzo Bentivoglio, edificato dalla nobile famiglia ferrarese dei Bentivoglio d’Aragona a cui si deve, nel ‘600, la bonifica di questa porzione di territorio polesano. Svoltando a sx lungo Via Madonnina e successivamente a dx per Via Borgonuovo si raggiunge, attraverso estese piantate di kiwi, l’Azienda vitivinicola di Vittorio Comini.
L’azienda da diversi anni ha intrapreso un percorso di ricerca e ripristino di vitigni storici locali oramai quasi dimenticati, riscoprendo l’originalità dei vini e riportando il consumatore a contatto con le origini e le radici di questa terra. Qui, potrete assaporare i profumi del Mattarella, del Manzoni, del Turchetta e del Benedina. A dx, sulla strada che porta verso il Fiume Tartaro-Canalbianco (Via Roveri), presso l’Agriturismo “La Colombara” si può ammirare un significativo esempio di architettura rurale, resistito alle insidie del tempo, un fienile del ‘700 impreziosito da decorazioni originali su intonaco, ed al cui interno sono conservate molte testimonianze della vita contadina dei secoli scorsi.
Lungo Via Argine Sinistro Tartaro si raggiunge il nobile centro abitato di Trecenta che accoglie i visitatori con l’imponente sagoma di Palazzo Pepoli detto “el Palazzon”. L’edificio fu realizzato nel ‘600 dalla famiglia bolognese dei Pepoli su preesistenze che recentemente sono state fatte risalire fino all’anno mille, anno di realizzazione del Castello di Trecenta, di cui ne sono testimonianza. E di storia, la comunità di Trecenta, ne ha molta da raccontare, visto che può vantare origini etrusche assumendo sotto il dominio di Roma una particolare importanza strategica quale sede di un accampamento militare a 330 (Centum Triginta) miglia romane da Rimini. Proseguendo per Via Argine Bottazza e Via Argine Bignozza prima, Via Argine Circondario dopo, si attraversa una delle zone paesaggisticamente più sorprendenti della pianura veneta.
Ovvero l’area dei “gorghi”, specchi d’acqua di diverse dimensioni e profondità di origine naturale, attorniati da una vegetazione lussureggiante, lungo un percorso corrispondente a quello dell’antico tracciato fluviale del Po di Adria. Oggi i Gorghi sono tutelati dalla Comunità Europea quali Siti di Importanza Comunitaria. Arrivati nella frazione di Sariano, ci si sofferma ad ammirare gli affreschi più antichi della Diocesi di Adria e Rovigo, all’interno della Chiesa di S.Maurelio, magari accompagnati dal calore e dalla passione con cui il vecchio sacrestano descrive i momenti della loro riscoperta, dietro vecchie pitture oramai scrostate dal tempo.
Si percorrere a ritroso la strada dei Gorghi per raggiungere la località di Pissatola, senza però tralasciare uno sguardo al Castello di Sariano, sorto nel ‘500 su una preesistente rocca medievale di cui rimane ancora la bella torre incorporata nel complesso edilizio. Prima di lasciare il centro abitato di Trecenta, non si può rinunciare ad un assaggio delle tipicità gastronomiche del territorio, legate alla produzione casearia e di salumi (il famoso salame ed il cotechino). Attraversato il ponte sulla Fossa Maestra, ripresa la strada bianca sorta sul vecchio argine di un’ansa del Castagnaro, arriviamo al borgo rurale di Pissatola, da cui parte il percorso (Via Per Canda) verso l’ultima sosta: il complesso di Villa Nani Mocenigo.
La villa, edificata nel tardo ‘500 sul sedime di un “palazzotto” preesistente di impronta e stile ferrarese, citato col nome di “La Canda” nell’opera di Ludovico Ariosto “L’Orlando Furioso”, assume le attuali dimensioni e geometrie tardo cinquecentesche su disegno dell’architetto Vincenzo Scamozzi, allievo di Andrea Palladio. Con un po’ di fortuna ci si può imbattere in un vecchio signore, custode dei segreti della villa ed ascoltare la storia della contessa Nani Mocenigo e del pozzo maledetto. Lasciata la villa si fa ritorno a Badia Polesine lungo la S.P. n. 15, fino al primo incrocio dove si svolta a sx verso la frazione di Salvaterra da cui, costeggiando il Naviglio Adigetto, si arriva alla Stazione Ferroviaria. (Enrico Maria Crepaldi)
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