Stefano e Marina in Armenia. Bici, Amore e Simpatia. Meta stimata e apprezzata

Avverto da qualche tempo che tra i cicloviaggiatori e tra i cicloturisti  torna spesso la voglia di Armenia. Qualche consiglio l’ho distribuito  anch’io a chi mi si è rivolto per informazioni dopo che il viaggio mio con Enzo nel 2013 ha prodotto la stesura del libro “Con l’Armenia nel cuore”.

 

L’Armenia in bicicletta è ora un viaggio reso più facile anche da nuove relazioni internazionali, da rotte aeree più pratiche, da strutture turistiche più al passo con i tempi. Chi vuole andare in Armenia è attratto dalla voglia di un turismo diverso, dalla moderna organizzazione che questo Paese sta costruendo per ospitare il turista. Quello che ogni turista, porta con sé al ritorno, è la straordinarietà del paesaggio, la ricchezza della tradizione, la  traboccante ospitalità di ogni persona che incontra. Anche in questo resoconto di Stefano e Marina ne troviamo esperienza.

Stefano e Marina in Armenia. Bici, Amore e Simpatia.

Tappa 1 da Yerevan a Lago Sevan 100 km

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Dopo esserci districati nel traffico caotico della capitale Yerevan, (arrivati in aereo con partenza da Milano volo Aegean, con cambio ad Atene) procediamo a nord est in direzione del lago Sevan, optando per strade secondarie poco trafficate. Notiamo subito con piacere l'accoglienza degli armeni, che ci invitano a bere il caffè ogniqualvolta ci fermiamo a chiedere informazioni o semplici soste per riposare. Siamo in ottobre, ma il sole si fa sentire e troviamo spesso ristoro nelle numerose fontane lungo il tragitto. Risulta così facile dissetarsi frequentemente senza dover portare troppa acqua con noi.
In serata ci accorgiamo di aver percorso circa 100 km e 1400 metri di dislivello.  Sevan è posizionato a circa 2000 metri di quota, e prima del tramonto troviamo alloggio in una abitazione prenotata in anticipo. La temperatura in serata cala sensibilmente, usciamo per cenare e troviamo un ristorante con piatti tipici.

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Tappa 2 da Sevan a Martuni 70 km
Il mattino successivo andiamo a visitare il monastero di Sevanavank, situato su una penisola del lago Sevan. Dopo l'estate il flusso turistico diminuisce parecchio e di conseguenza anche il traffico. Irrinunciabile il bagno nel lago. Partiamo con entusiasmo ma ci accompagna molta malinconia nel lasciare questo sacro luogo. La direzione di Martuni avviene costeggiando il lago e percorrendo strade secondarie ove possibile. “Il lago sembra più una grande nuvola colorata in un immenso cielo, che un mare d’acqua” erano le parole che avevo letto nel libro di Fernando Da Re. Da Gavar, località in cui ci siamo fermati a rifocillarsi, la strada è parecchio sconnessa, ma con un po' di attenzione è percorribile e scenografica. Arriviamo a Martuni in serata e acquistiamo cibo e bevande presso un negozio che consumeremo in appartamento.

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Tappa 3 da Martuni ad Areni 80 km
Partiamo presto in direzione di Yeghegnadzor. Ci aspetta la strenua ascesa al passo Selim ad una altitudine di 2410 metri. Il paesaggio è aspro e spettacolare. Appena superato il passo visitiamo il caravanserraglio di Orbelian, situato sulla Antica Via della Seta e un simpatico guardiano ci racconta la storia di questi incredibili luoghi.

 

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Il caravanserraglio del passo Selim, è uno dei pochi rimasti a testimoniare un’epoca storica assai travagliata, non solo per l’Armenia. Presenta un’architettura molto interessante. Si tratta di un ingresso quadrangolare, una casetta, che sul lato sinistro sviluppa un secondo edificio; un lungo corridoio coperto da un tetto esterno spiovente. L’interno ad arcate è fornito di due stanze per alloggiare i carovanieri. La sala d’ingresso, con tetto a capanna, ha una facciata decorata di bassorilievi che rappresentano un essere alato (forse una fenice) a sinistra, un toro a destra: lo stemma del principe Cesar Orbelian, che fece costruire il caravanserraglio nel 1332. Entrando nel corridoio si può notare la semplicità di una struttura che doveva essere pratica per alloggiare gli animali e le persone in transito. Scendendo da quei 2410 metri, seguendo l’antica via della Seta, si incontra un panorama brullo, cangiante di colori vulcanici, in un territorio tormentato dai terremoti e percorso da quei popoli che, per smania di conquista, attraversavano inesorabilmente l’Armenia.  Anche gli eserciti affrontavano quel viaggio verso l’ignoto pur di conquistare nuovi territori, pur di avere merci esclusive; pensiamo ad Alessandro Magno, all’Anabasi di Senofonte, e alle Crociate. La via per il passo Selim è un ramo di quell’arteria, che andava da nord a sud. Coloro che la affrontavano anche solo per un breve tratto, sapevano che ad intervalli di 30/40 km avrebbero trovato un caravansaray, termine turco diffusosi per tutto il percorso mediorientale della via della Seta.  Molti furono i viaggiatori e i mercanti che nei secoli, hanno lasciato incredibili racconti sui paesi attraversati, sugli usi e i costumi dei popoli che li abitavano, dando origine a leggende e racconti fantastici; sembravano frutto della loro immaginazione, mentre molto spesso raccontavano la realtà quotidiana di genti sconosciute. Basti pensare ai racconti delle Mille e una notte o leggere ancora oggi i resoconti di quei viaggi da Omero, a Erodoto, e spingendoci sempre più a Oriente, del “mercante” Marco Polo, del “gesuita” Matteo Ricci, del “musulmano” Ibn Battuta (solo per citare i più noti)". (foto redazione, testo di Gabriella Pittari)

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Inizia la lunga discesa fino ad incrociare la strada che attraversa l'Armenia da nord a sud fino al confine iraniano. Ci fermiamo ad Yeghegnadzor per pranzare e comprare una SIM card locale. La copertura telefonica e dati è praticamente ovunque. Moltissimi automobilisti suonano e ci salutano. Le persone che incontriamo e con le quali scambiamo sorrisi e parole, si complimentano con noi per il nostro spirito di avventura. La loro simpatia è naturale e spontanea, è un dono da conservare. Abbiamo deciso di passare la notte in un alloggio molto particolare sul bordo di un canyon, ad Areni. La disponibilità del gentile proprietario ci permette di caricare le bici sulla sua auto ci evitandoci una fatica non indifferente per arrivare a destinazione: una capanna isolata completamente autosufficiente con acqua ed energia solare. Il silenzio, lo spettacolo del limpido cielo notturno, regalano al nostro entusiasmo una appendice inaspettata.

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Stefano e Marina in Armenia. Bici, Amore e Simpatia.

Tappa 4 da Areni a Garni 120 km
Mattinieri come sempre, scendiamo la ripida strada che ci riporta sulla principale, in direzione nord. La tappa di oggi è la più impegnativa, per i continui saliscendi.

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La strada attraversa l'enclave azera di Kerki, in cui entriamo senza accorgercene. Il paesaggio ci obbliga inevitabilmente a fermarci spesso per scattare fotografie, che però non riescono a catturare la sensazione di libertà che si prova in sella alla bici in questi luoghi. Lontano poi c’è lui, l'imponente Monte Ararat, territorio caro agli armeni ora in terra turca. Esso domina lo sfondo con la sua cima innevata.

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Siamo vicini al confine azero, turco e iraniano, e aYerask, ci fermiamo a mangiare. I numerosi soldati e fortificazioni testimoniano la precarietà di una situazione di confine, testimoniata anche dal fatto che non esistono passaggi di frontiera fra i paesi. Poco oltre incontriamo un cicloturista polacco con l'intenzione di attraversare l'Asia fino alla Mongolia. Cogliamo subito la comune passione che solo questo tipo di viaggi riesce a trasmettere. Dopo qualche decina di chilometri di pianura (più precisamente falsopiano in salita) fra le campagne coltivate a frutteti, decidiamo di procedere in direzione di Garni, situata in un'area interessante dal punto di vista paesaggistico e archeologico. Arriviamo in serata, stanchi dopo 120 km e 1800 metri di dislivello.

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Tappa 5 da Garni a Yerevan  60km
Il percorso si presenta poco impegnativo per cui ci concediamo qualche ora di sonno in più del solito. Dopo colazione, scendiamo la ripida strada che conduce al canyon famoso per la "Sinfonia di pietre". Risaliti spingendo la bici a mano, procediamo verso Erevan per visitare alcuni luoghi della città. Abbiamo acquisito familiarità con il traffico e ci districhiamo abbastanza agevolmente fino al centro cittadino.  Dopo pranzo prendiamo con malinconia la direzione dell'aeroporto. E' stato un viaggio indimenticabile e ci siamo promessi di pedalare ancora fra qualche anno attraverso questo bellissimo paese situato in un'area difficile, il Caucaso, ma in cui, nonostante tutto, gli abitanti conservano un'umanità dimenticata altrove.

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Scopriremo allora il percorso che ci accompagnerà alle chiese rupestri, ai sacri edifici di monasteri e fortezze, ai siti archeologici, al tempio che custodisce la memoria del genocidio. “Forse in questa terra circondata da montagne altissime, quasi protetto e conservato, spontaneo e non coltivato, antico e tradizionale, l’ospitalità armena è il più bel frutto che si possa gustare”. (Con l’Armenia nel cuore di Fernando Da Re) Testi e foto di Stefano  e Marina

Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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