Lituania II^ - da Klaipeda a Kaunas in bicicletta
Cicloturismo in Lituania (seconda parte)
Non pensi se piove. Temporale e acquazzoni in bicicletta occupano troppo la mente per continuare a elaborare scenografie fantastiche di films.
Da Klaipéda a Pagégiai 100 km.
Sulla mappa delle ciclabili della Lituania, il percorso qui descritto fino a Siluté, prende il nome di Percorso Ciclabile della Lituania Occidentale. Si esce dalla città seguendo la ciclabile della costa segnata con il n. 10 già più volte incontrata, che si allontana dal centro attraversando la zona commerciale (Metropolis) e portuale. Una ciclopista nuova, ben segnalata con attraversamenti sicuri ai semafori. Poi necessita un po' di attenzione per prendere sulla sinistra la ciclabile per Priekulè mentre la 10 prosegue per Gargzdai. Naturalmente una buona mappa della città aiuta molto.
Questo itinerario prevede il passaggio lungo una via sterrata fino all'incontro con un fiume/canale. Da questo momento serve un po' di pazienza e fatica supplementare per percorrere uno sterrato lungo il fiume che a volte diventa sabbioso al punto che pedalare in sella è più faticoso che spingere a piedi. In questo contesto si ha poca voglia di guardarsi attorno. L'interesse principale è osservare poco oltre la ruota per eseguire movimenti sicuri e anticipare possibili asperità. Così il bosco e il fiume, considerati senza curiosità, non rivelano le attrattive nascoste. Dopo sette chilometri, la ciclabile prosegue in direzione Kintai, Venté (delta del fiume Nemunas, punto raggiungibile anche da Nida con battello turistico. Questo eviterebbe di rifare i 50 chilometri per ritornare da Nida a Klaipeda), incrocia la strada asfaltata in direzione Priekulé. E' su questa direzione che cade la nostra scelta e si prosegue fino a Siluté. Il paesaggio mostra ora spazi aperti con campi assolati coltivati a colza. Grandi roveri lungo la strada formano continui viali. Le modeste case rurali, in legno con il tetto in Eternit, allineate ad altre nuove, mostrano il superamento di una povertà ex regime. Nei cortili a fianco alle macchine agricole c'è spesso una vettura importante e gli orti sono sempre curati.
I giardini sorprendono per gli abbinamenti di colori di innumerevoli fiori e arbusti. Le semplici tendine delle finestre lasciano trasparire davanzali umili ma curati. E' sempre difficile trovare punti di ristoro e quando capita bisogna approfittarne. Entriamo in un locale che serve cibi locali, da scegliere su un menù locale, in lingua locale, con alcune cameriere che conoscevano solo l'idioma locale. Finimmo per mettere in subbuglio tutto il locale scegliendo i prodotti locali, nella lingua locale. “Darzoviu Sriuba”, “Svyturio Ekstra” “Cepelinai su mésa XL,” tutti prodotti del “Kvieciame Pasmaguriauti” del bel locale Baras Klumpé a Siluté.
I 30 chilometri che vengono percorsi dopo pranzo sono veloci (vento favorevole), allegri (grazie al pranzo e al caffè), sicuri (bella strada alberata e poco traffico). Sulla bicicletta, pur se in compagnia, puoi essere spesso solo. Ti trovi a frugare nei tuoi pensieri, ad elaborare idee e progetti. “Racconterò questo paesaggio di lande desolate coltivate a foraggi? Questi filari di roveri, betulle, aceri e pini che interrompono l'orizzonte e marcano i numerosi corsi d'acqua? Il superamento del loro corso su ponti arrugginiti e l'attraversamento della ferrovia senza nessuna protezione?” Una sensazione che dà corpo alla tua mente di regista, sin da quando con la super8mm erano i tuoi bambini gli attori e il taglia/cuci della moviola mai restituiva l'idea originale che avevi elaborato. E sempre ci provi, sempre osservi e le immagini che vorresti per il tuo racconto sono quelle che mancano o che hai realizzato con tecnica frettolosa. Tutti i pensieri accadono se non hai di meglio a cui pensare. E' in questi momenti che chiedi motivazioni del tuo andare in bici e la risposta è sempre la stessa: perché non c'è mezzo migliore per visitare un paese , perché non è importante arrivare da qualche parte. Andare in bici è un piacere per se stesso.
“Racconterò di un matrimonio lungo il viale fiorito di un paesino? Dei sorrisi dei giovani sposi e dei pochi invitati? Della bianca Limousine sulla quale tutti partirono? E dei simboli scolpiti in legno contro un cielo inquieto e ribelle? E dei campi di fiordalisi che fasciavano i prati su miti colline?”Sotto il getto caldo della doccia dell'hotel Pagégé scrivo i titoli di coda di una fragile e superficiale sceneggiatura. www.hotel-pagege.lt
Da Pagégiai a Jurbarkas 100 km.
Per curiosità raggiungiamo il confine Russo in direzione Sovetsk. Sul ponte del fiume Nemunas, tra una frontiera che si allontana e l'altra che si avvicina, si ha la sensazione di galleggiare in una bolla di sapone, debolmente protetti, visibili e a rischio. Ammiro la valle del grande fiume e non posso fotografare, davanti a me l'artistica Porta che mi introduce per la prima volta alla Russia e mi assale il disagio del comportamento. Le fotocamere sono ben chiuse dentro le loro custodie, inservibili perché vietato.Ci si accontenta di procedere lentamente fino al limite massimo di accesso e spiegare ai militari di confine che non vogliamo entrare, ma solo curiosare. Non è una frontiera come le altre, è la frontiera con la Russia! I conducenti delle poche automobili allineate a dovuta distanza, consegnano i documenti e attendono. Noi restiamo in terra Lituana e riprendiamo a pedalare. L'itinerario ciclabile di oggi (sarà anche quello di domani) si chiama “Strada del fiume Nemunas e dei castelli” e raggiunge Vilnius dopo 300 chilometri.La mappa, precedentemente citata, segnala questa via con simbolo di pericolo per il traffico. E' così infatti. La strada ha traffico modesto ma regolare e veloce. La ciclopista che a volte scorre parallela su sede propria è stretta e spesso interrotta. E' domenica e gruppi locali in bicicletta si muovono sia per sport sia per cicloturismo. Lungo questo itinerario si notano spesso indicazioni per luoghi naturalistici.
In un villaggio, dove il tempo sembra fermo, l'unica porta aperta è quella della chiesa. La comunità, nell'attesa del sacerdote per la celebrazione e la processione del Corpus Domini, prepara il tempio dentro e fuori. Rami di betulla circondano altarini e immagini sacre poste all'esterno per la processione. Pochi chilometri più avanti, in un altra chiesa, la cerimonia è già iniziata. I canti accompagnano la celebrazione e dentro la piccola chiesa i fedeli occupano anche lo spazio in piedi. Nelle mani di tante fedeli, donne e non più giovani, un mazzo di fiori. Accanto a loro nipotini imitano e imparano. La cerimonia prosegue all'esterno con la processione. L'ostensorio d'oro protetto dal baldacchino ricamato e preceduto dalla croce con candelieri, fa sosta davanti ad ogni punto cardinale dove è allestito il piccolo altare con tovaglia bianca, fiori e immagine sacra. Il vento spegne le candele, solleva la tovaglia e innalza il canto dei fedeli. I ministranti non mostrano molta preparazione, il grande lavoro di rettifica e di sistemazione dei loro movimenti da parte del cerimoniere donna, lo fa intuire.Siamo più sorpresi noi della cerimonia, di quanto loro dell'intrusione di variopinti, pur riservati, ciclisti-turisti-reporter-registi. Jurbarkas, un nome insolito, una città piacevole e attrezzata.La visita serale della città (il sole tramonta intorno alle 22,45) mette in risalto una avanzata fase di ristrutturazione di strade e infrastrutture, nella zona antica, attorno alla chiesa madre. Nell'area più recente i fabbricati condominiali non mostrano particolare fantasia di costruzione, ma neppure la tristezza che lasciano intravedere spesso i condomini di regime. Balconi e finestre, pitture e mattoni, interrompono la linea severa. Rinnovati di recente mostrano il piacere di essere abitati. Pulizia lungo le vie, giardini e marciapiedi ordinati, finestre decorate che sorridono all'esterno con i disegni delle tende. I vasi fioriti affiorano dai davanzali interni e le orchidee sembrano inserite nella trama delle impalpabili tendine. Altre abitazioni, dimesse e scrostate, raccontano l'attesa di un cambio generazionale. Il sole che illumina questi “occhi” condominiali, crea composizioni schematiche e tonali ricordandomi opere di pittura moderna e astratta.
Da Jurbarkas a Kaunas 110 km.
Ancora un transito rapido lungo la Donelaicio Gatvè di Jurbarkas per godere, di buon mattino, l'altro lato della via illuminato dal sole. E rendersi conto dell'errore che sarebbe stato non averlo fatto.La “Nemuno ir piliu marsrutas” la già citata “ciclovia del fiume Nemunas e dei castelli” gode in questi chilometri iniziali di una favorevole posizione. Corre lungo l'ampio fiume in sede propria e con fondo asfaltato, bidirezionale, con bordi tagliati e puliti, con aree di sosta e incontri con fauna locale. Il percorso si sposta sulla strada n.141 e corre sul bordo per breve tratto in modo da condurre all'incontro con il luogo dove sorge il palazzo/castello di Pilis.
L'attrazione maggiore sono la torre e le mura esterne ben conservate. Tutto il resto è in ristrutturazione con fondi Europei. Piacevole pure il laghetto, il bosco e il sentiero circostante. Gandras in lituano significa cicogna. Spesso questi uccelli nidificano su pali con sostegni appositi, a volte sui camini delle case. In questo periodo i nidiacei sono in ottima forma, impauriti da ogni persona che si avvicina per fotografarli. I tre piccoli che stiamo fotografando si sono accovacciati e non si fanno più vedere.
Ci vide Rolanas e la sua famiglia che abitano la casa costruita più in alto del magazzino sul quale il grosso nido ospitava tanti grossi pennuti. Con una tazza in mano ci invita a salire per godere di una posizione fotografica migliore. E' l'occasione per entrare in contatto ravvicinato con la sua famiglia prima ancora che con il grosso nido. Le poche sfumature semplici della sua vita, dei suoi viaggi in Italia, della conoscenza del vino Amarone, sono sufficienti per creare un clima di reciproca conoscenza, di umile offerta di pane nero con nervetti e insaccati di maiale di loro produzione. Le foto alla famigliola di cicogne, alla fine sembrano quasi un motivo secondario. L'altro castello lungo la via è in località Raudoné. Meglio conservato del precedente. Dalla sua torre si ammira il panorama sul fiume. Salendo, nelle sale lungo le scale, si ha l'incontro con il cammino artistico del pittore Arvydas Kasauskas. All'esterno i personaggi che abitarono il castello rivivono su manifesti appesi alle pareti. Sembrano quadri anche le porzioni di paesaggio lungo la strada in avvicinamento a Vilkjia: le case in legno, un pò scrostate un pò dipinte, con le finestre bianche e i cesti di fiori appesi ovunque.
Il punto di sosta presso il fiume con tanto di vecchia barca, pontile e spiaggia. Il campo sopra il quale decine di cicogne cercano cibo, attorno ad un trattore che taglia l'erba. I campi di colza, gialli, ritagliati dal verde dei prati o dalle linee degli alberi. Il cielo a cumuli nembi scuri sopra il fiume luminoso e chiaro, i timidi colli sopra i quali si alzano le guglie della chiesa di Vilkjia. Qui un traghetto accompagna sulla sponda opposta dove l'itinerario per Kaunas prosegue con altre identiche vedute. Il fiume, ora sulla sinistra, ha vaste aree dell'antico corso coltivate a patate e a orzo. Sulle colline a destra crescono piccoli boschi. La leggera discesa e il vento favorevole facilita l'arrivo alla città di Kaunas. Entriamo proprio attraverso il ponte Aleksoto Tiltas da dove la città si presenta oltre che con il suo nome anche con la sua storia, mostrando i lineamenti delle torri e dei campanili del suo centro storico. Fine seconda parte Leggi prima parte Nida/Neringa
Leggi il racconto di viaggio di Fernando Da Re ed Enzo Pellegrini in una Europa tutta da scoprire