The Jordan Bike Trail (seconda parte), Castello di Al-Karak, Wadi Feynan, Petra.
La tappa con il minor dislivello fino ad oggi affrontato, suona facile, non sarà così. Conosciamo gli autori Carlo ed Angela e seguiamoli nel loro sorprendente cicloviaggio.
TAPPA 5 - Da Madaba a Dibhan 61 km 270m d+
Rocce gialle e rosse, un paesaggio sempre più alieno.
Prima di lasciare Madaba compriamo due panini falafel per pranzo, la nostra presenza, le nostre bici, creano curiosità. A Madaba sono abituati ai turisti, ma per lo più è un turismo veloce, forse saranno le bici a creare la giusta empatia, fatto sta che non c'è modo di pagare, il pranzo ci viene offerto, siamo ospiti ci dicono.
La strada subito dopo Madaba scende nel fondo del Wadi Zarqa-Ma'in, in uno scenario incredibile, ormai la vegetazione è un ricordo, rocce gialle e rosse in un paesaggio sempre più alieno vengono interrotte solo dai primi accampamenti di pastori. Alla fine del Wadi intercettiamo la strada che porta al mar Morto, la salita è sinuosa, la pendenza regolare e l'asfalto in ottime condizioni, continui tornanti aiutano a rifiatare, mentre man mano che saliamo il panorama alle nostre spalle diventa sempre più bello, le ondulate aride colline si tuffano nel mar Morto. Risalito il primo Wadi e subito che si presenta il secondo, il Wadi Hidan, uno dei più profondi del paese. La discesa è bella scassata e richiede tempo e tecnica, giunti nel fondo un boschetto di eucalipti ci dona un po' di sollievo prima della risalita che si rivelerà dura, tanto dura.
I primi chilometri lungo il fondo del Wadi sono tutti di portage, bisogna attraversare sfasciumi di rocce, passarsi la bici tra un roccione e l'altro, insomma bisogna un po' arrangiarsi, poi inizia la salita, e anche qui la prima parte è di portage, rampe fino al 18% su terreno troppo sterrato non ci permettono di pedalare, per fortuna che poi la situazione migliora e la strada, seppur rimanendo sterrata, migliora e ci consente di tornare a pedalare.
La salita è lunga, ma addolcita dal tramonto, raggiungiamo la sommità che ormai è buio, accendiamo le luci ed arriviamo a Dibhan che è ormai sera. Problema, non troviamo l'alloggio, suggerito dal sito e unica possibilità di dormire nel paese, ci facciamo aiutare, due telefonate e scopriamo che ci mancano ancora una decina di chilometri. L'alloggio è pessimo, nessuna accoglienza simile a quello che ormai ci eravamo abituati, la casa è spettacolare dall'esterno. Una volta entrati restiamo amaramente sorpresi davanti a tanta decadenza. Per cena un pezzo di pollo e un po' di riso freddo, dormiamo male, per colazione due merendine, e al mattino successivo ci aspetta la tappa più dura del cicloviaggio.
TAPPA 6 - Da Dibhan a Al-Karak 61 km 1250m d+
Alla conquista del castello AL-Karak
Stanchi per il poco riposo, poca colazione e senza calorie, e ci mettiamo in sella per la tappa più dura: una salita e discesa del Wadi Mujib, il Wadi più grande della Giordania, tanto sterrato e tanto portage. Rivediamo i nostri piani e decidiamo di semplificare la tappa seguendo la strada asfaltata. Da Dhiban corriamo lungo un altopiano che non ci fa minimamente immaginare la grandiosità che tra poco ci si presenterà davanti agli occhi, infatti, senza nessun preavviso, dopo una curva si palesa davanti a noi sua maestà il Wadi Mujib.
Policromia di gialli, rossi e ocra precipitano per più di mille metri sotto di noi, una diga nel fondo da vita ad un lago azzurro dove si riflettono le rocce, la strada scende con eleganti tornanti a creare quello che ad un ciclista non può non apparire che come un paradiso. Ci godiamo la discesa, vento in faccia e meraviglia negli occhi. La salita è lunga, pedalabile, i clacson delle rare automobili che incrociamo ci salutano e ci incoraggiano. A salita quasi ultimata veniamo invitati in una sorta di container adibito ad area di sosta, prendiamo un tchai e ci sediamo su divanetti improvvisati affacciati sul baratro sotto di noi a fare due parole col proprietario. Il suo sguardo è stupito quando capisce che stiamo andando ad Aqaba, il suo sguardo diventa incredulo quando capisce che siamo partiti da Um Quais.
Il castello crociato di Al-Karak domina dall'alto, per conquistarlo ci tocca una salita breve ma molto, molto intensa. Al-Karak dispone di molte strutture, noi troviamo ospitalità presso la casa di Alì, un giovane ragazzo che ha ristrutturato da solo un vecchio edificio facente parte della struttura del castello. Cala la sera su Al-Karak, la finestra della nostra camera è affacciata sulla piazza del castello ormai lasciata libera dai turisti, i bambini giocano a calcio, il muezzin canta, stiamo vivendo un sogno bellissimo. Alì ci racconta che la sera prima aveva ospitato un altro ragazzo italiano in bicicletta. Curiosità perchè fino ad ora non abbiamo incrociato nessun altro cicloviaggiatore.
Il racconto di Alì si snoda tra un tchai e l'altro e riferisce che prima del covid faceva la guida ambientale: accompagnava i turisti in trekking di più giorni per i Wadi più famosi. Ora la pandemia ha fatto crollare la sua attività, ma è giovane, ha volontà, parla inglese ed è proprio un bravo ragazzo, ci aiuta anche con alcune prenotazioni per i giorni a venire. Avendolo ormai nel cuore, auguriamo ad Alì la buona fortuna che merita. Un consiglio: è facile che le guesthouse proposte dal sito ufficiale parlino solo Arabo, e spesso sono anche la sola possibilità di pernotto nella località, quindi quando trovate qualcuno che parla inglese, fategli prenotare per voi. (Alcune foto di questo articolo sono state reperite dalla redazione su https://it.visitjordan.com/Wheretogo/Kerak)
TAPPA 7- Da Al Karak ad Ais 73 km 1735m d+
Magico canto della Moschea
Al mattino, prima di partire, Alì, ci mostra fiero la sua MTB scassata. Scendiamo nel garage che si trova in uno scantinato del castello. Volte a botte costruite da secoli sostengono un incerto soffitto. Ci procura anche due falafel per il pranzo, di pagarli non c'è modo. Che il vento ti sia favorevole Alì! Lasciamo Al-Karak sotto lo sguardo minaccioso del suo castello (sentiamo la presenza dei Crociati) e ci infiliamo in un Wadi maestoso. Una strada sterrata di bellezza incredibile ne percorre il bordo a mezza costa regalandoci viste preziose.
Passiamo attraverso minuscoli villaggi, in uno di essi ci fermiamo per una breve sosta, un signore anziano esce di casa, lo seguiamo con gli occhi, entra dentro la piccola moschea, in breve il suo canto si espande nell'aria, è magia: le casette quadrate, in lontananza un pastore a cavallo di un asino guarda il suo gregge, siamo fermi nel tempo. Oggi ci tocca l'ultimo dei grandi Wadi, la sua risalita però è morbida e graduale. Ad Ais dormiremo nell'unico hotel, suggerito dal sito, una sistemazione gradevole, ci aiutano ad ordinare una cena da asporto, la consumiamo in camera.
TAPPA 8 - Da Ais a Shobak 63 km 1615m d+
Vista imperdibile sul Wadi Feynan.
Un altro grande Wadi davanti a noi, ma per fortuna la strada sterrata mantiene fedele il suo bordo. Impressionanti viste sul Wadi Ma'tan si susseguono, le tende dei pastori nomadi sostituiscono i villaggi, il paesaggio è lunare, il modo di dire per un paesaggio che non ha confronti con qualcosa d'altro sulla terra. Si impara ad appartenere alla terra, sentirsi in unione con la magia del creato.
La discesa per il villaggio di Dana sarebbe evitabile continuando sulla strada, ma si perderebbe uno scenario grandioso. La discesa non è praticamente mai pedalabile, ma la vista sulla riserva naturale di Dana e sul sottostante Wadi Feynan è imperdibile. Impieghiamo circa un'ora per scendere a Dana, un pittoresco villaggio adagiato sul bordo del Wadi. Continuiamo per una salita ripida e scassata che ci mette a dura prova prima di arrivare sulla dolce valle che ci condurrà a Shobak, troviamo i primi villaggi tendati di beduini, bambini curiosi e dromedari ci fanno presagire la vicinanza del deserto.
Shobak è incantevole, un antico borgo, le rovine del castello, le antiche abitazioni scavate nella roccia, tutto in un abbondanza di terra color oro e di cielo azzurro. Dormiamo all'hotel Montreal, consigliato dal sito ufficiale, che si raggiunge con un'ultima salita micidiale ma per fortuna breve. Ceniamo in un ristorante vicino, sul tetto dell'altro hotel presente nel paese, una splendida cena beduina a base di mansaf, un piatto a base di riso e carne di agnello.
TAPPA 9 - Da Shobak a Petra 52km 1415m d+
Incontro con l’antica capitale Nabatea
Che sveglia meravigliosa, la vista dalla camera ci regala un incontro con la luce che sarà difficile dimenticare: è la luce sorprendente che illumina il castello di Shobak. Oggi arriveremo a Petra, le indicazioni del sito dicono che sarà una tappa facile, ma alla fine della giornata il navigatore segnerà più di 1400m di dislivello…alla faccia del facile. Comunque dopo una breve salita raggiungiamo il punto più alto del percorso, una cresta a 1700 metri slm da dove si domina la Valle d'Arabia.
Il panorama è impressionante, ma lo è anche il vento, talmente impetuoso che siamo costretti a scendere dalle bici per portarle a mano. Da qui è tutta discesa fino a Petra, la prima parte asfaltata la seconda sterrata, con alcuni tratti di portage, probabilmente le piogge torrenziali dell'inverno hanno fatto danni, consiglio di evitare questo tratto e di seguire la strada asfaltata. Ma la vista sulle formazioni rocciose che nascondono l'antica capitale dei Nabatei ci fanno emozionare, pensare che siamo arrivati a Petra in sella alle nostre bici, come dei cavalieri del nostro tempo renderà il ricordo di questa visione indelebile.
L'arrivo nella cittadina di Wadi Musa, punto di partenza per visitare il sito archeologico, ci riporta nel ventunesimo secolo, dopo giorni e giorni di terre aride, di piccoli villaggi, di pastori e di capre, siamo catapultati nella modernità turistica, l'ingresso al sito sembra un parco divertimenti, un flusso continuo di gente che esce, un parcheggio enorme pieno zeppo di pullman in attesa del loro carico di turisti, ma è inevitabile, siamo davanti ad una delle sette meraviglie del mondo, è normale sia così.
A Petra dedichiamo un giorno alla visita di questo storico sito. Il flusso turistico è pressante, è superfluo e allo stesso tempo impossibile descrivere la bellezza di questa antica città; mi limito a dire che una giornata è il tempo minimo per visitarla tutta. Partire presto al mattino e camminare tanto al suo interno, aiuta alla visita completa. In alternativa valutate di fermarvi un giorno in più.
TAPPA 10 - Da Petra ad Abbasiya 50 km 1100m d+
Il percorso diventa poesia, quindi immagine
Da Petra la strada sale gradualmente con belle viste sul sito nabateo fino a raggiungere il suo culmine su una cresta dove il panorama abbraccia la vastità della valle d'Arabia e poi, un po' più in là, il deserto. Il deserto, non abbiamo mai visto il deserto, siamo in parte preoccupati ma allo stesso tempo non vediamo l'ora di arrivarci. La strada da qui in poi sarà solo sterrata, dopo una lunga discesa e una seconda breve salita, davanti a noi si apre una vastità di sabbia e rocce.
Il percorso diventa pista, rare tende beduine ai suoi lati, greggi di capre e pecore, qualche pastore a cavallo di un asino, la poesia diventa immagine.
Incrociamo un cicloturista fermo a bordo strada, il primo che troviamo in questo viaggio. Avvicinatisi per chiedere se ha bisogno di aiuto, ci dice che ha qualche problema al cambio ma che ha risolto. Scopriamo da breve colloquio, che è partito da casa sua…ma casa sua è in Malesia! Le nostre direzioni sono opposte, ci auguriamo reciprocamente buon viaggio ed ognuno per la sua strada sperando sia buona per entrambi. Dopo il saluto eravamo già lontani, ma la sua personalità restò vicina ai nostri discorsi per altri chilometri ancora.
Il sito ufficiale della Jordan Bike Trail suggerisce per oggi la fermata da Abu Sabbah dove si dovrebbe dormire in tenda e gustare una delle esperienze più belle del viaggio. Abu Sabbah, ci aspetta fuori dalla tenda fumando la pipa, ci invita all'interno per un tchai di benvenuto. Il mio stomaco non sta bene e Abu Sabbah tenta di calmare i miei crampi preparando un intruglio di erbe. Butto giù tutto, tanto peggio di così non può andare penso. Ci spiega che la tenda è stata interamente cucita da sua moglie, sarà lunga una ventina di metri, il tetto è interamente in lana di dromedario mentre le pareti sono in lana di capra e pecora, deve esser stato un lavoro ciclopico viste le dimensioni.
Facciamo due passi nei dintorni della tenda, Abu Sabbah ci porta a vedere l'ultimo arrivato…un piccolo di dromedario nato qualche giorno prima, il sole tramonta, siamo circondati dall'incredibile. Ceniamo tutti insieme, pollo e riso, seduti per terra, nella semplicità beduina. Non ci sono letti, un tappeto sarà il nostro materasso e una pesante coperta di lana ci coprirà dal freddo.