Sensazioni di viaggio, quando il viaggio è in bicicletta
Sensazioni
C’è un habitat che aiuta a crescere i miei pensieri più che in altri luoghi: la bicicletta.A volte nascono bene a volte meno bene. Questi sono alcuni di quelli cresciuti in estate. A Emden il mare non c’è. Sembra mare l’ampio fiume Ems. Le innumerevoli imbarcazioni in movimento e in sosta tra i canali ne fanno un porto di mare.
C’è l’odore che viene da ovest con il vento. A pochi chilometri, il mare del Nord, profuma di maree basse laddove le isole Frisone contendono il territorio al mare. Un mare grigio, tipico del nord, che gli amanti degli spazi senza fine gradiscono particolarmente. Dopo aver attraversato campi, canali, fattorie, questi turisti portano, per sempre, con sè l’emozione di aver visto la fine della terra. “Fare una passeggiata in riva al mare, o in campagna è come visitare una galleria piene di stupende opere d’arte” sosteneva nel 1860 Thomas Henry Huxley naturalista e filosofo inglese. Chissà come avrebbe raccontato le sue esperienze se avesse all’epoca conosciuto la bicicletta.
A Petkum il vento muove le reti secche, appese e inutilizzate; comunica il cambiamento atmosferico nell’aria. Un’ àncora arrugginita attende l’impossibile ritorno in mare della motobarca in disarmo. I cicloturisti sono pronti all’attraversata. La ciclabile inizia oltre il fiume dove li porterà il traghetto. Allo sbarco incontreranno pure numerose altre ciclabili che iniziano in questo territorio e penetrano nei Paesi Bassi il cui confine è a pochi chilometri. Questo per dire che in Germania è pura convenzione attribuire l’inizio e la fine di una ciclabile.
Esse nascono, non muoiono, esistono. Ricoprono il territorio come una rete e attribuiscono alla bicicletta la dignità di mezzo di trasporto. Piove. Le fronde di grossi alberi o casuali pensiline sono ripari di fortuna. Anche se l’attesa è lunga, ci si può accorgere alla fine che questo tempo non è sprecato se si è stati in grado di osservare che…
La natura è madre, è una,
è ordine, è legge, è un mondo,
è generosa, è testimonianza,
confonde e si confonde, è armonia,
è semplice, è immaginazione,
insegna, è spietata,
è matrigna, si vendica.
E’ mistero.
La natura siamo noi.
E tanto più perdura la sosta, più i pensieri stimolano l’immaginazione e raggiungono luoghi oltre i confini del naturale. Il rito della prima colazione, nella Privat Zimmer, è l’occasione per la famiglia di presentare il meglio della propria ospitalità. La stanza del soggiorno, ne mostra la personalità.
In Dangstmoore, un esempio per tutti: un portaombrelli metallico, decorato con fiordalisi e con folletti che spuntano dalla base dei fiori, è posto sotto una mensola sopra la quale sorridono gli animali di uno zoo in miniatura a fianco del telefono. Appesa al muro, una bacheca contiene fotografie di famiglia alle quali si mescolano appunti, biglietti da visita e numeri telefonici. Sulle pareti a fianco della vetrina, ricca di bottiglie e bicchieri, una serie di piatti decorati, sono appesi a ricordo delle innumerevoli città visitate. L’orologio a pendolo arricchisce l’angolo del salotto, e con il battito delle ore, porta una atmosfera britannica.
Mozart, diffuso sommessamente da un moderno apparecchio stereofonico, crea atmosfera d’altri tempi. A centro tavola, due candele rosse accese all’interno di bicchieri lavorati, proiettano una insolita luce sopra un cestino di vimini colorato entro il quale due gallinelle di tessuto covano altrettante uova tiepide. Il piatto dei salumi si mette in bella mostra tra foglie di lattuga e pomodorini tagliati. E centralmente, tra il bricco del latte, il thermos del caffè, le marmellate, pochi umili fiori freschi, e il pane. Il pane che si mangia solo al mattino, caldo e profumato, bianco e nero, intero e a fette, liscio o con semi, sempre esclusivamente gustoso. Tutto per assicurare l’inizio di una giornata piena di felicità.
Chi crede alla presenza dell’angelo custode lo fa in base alla propria esperienza: spesso nell’immaginario egli è singolo, di sesso incerto, biondo, con le ali, a volte spada in mano. A Nienburg li ho incontrati in coppia, di sesso femminile, biondi, senza ali, cellulare in mano, pronti a prestare efficace aiuto a due cicloturisti stanchi, che nella penombra della sera, sfiduciati cercavano un tetto ed un letto. Angeli Messaggeri del presente, Angeli, custodi di un mondo che già divenuto centro commerciale, ma che non potrà divenire, merito loro, solo deserto.
Scendeva, in bici, da una di quelle vie che da Habenhausen porta al centro, un uomo di circa settanta anni. I pantaloni grigi, la camicia di un tenue azzurro slacciata sull’ alto colletto sottostava ad una giacca leggera non proprio stirata, ma in tinta. Il suo sguardo si perdeva nell’osservare le strade individuando il momento di attraversare gli incroci a semaforo verde nell’assente traffico della Domenica mattina. Erano circa le nove. Il suo sguardo incrociò quello di due cicloturisti che con lo stesso suo atteggiamento, rilassato, procedevano verso il centro di Brema.
La necessità di ottemperare al precetto festivo aveva ravvivato la discussione tra i due nelle ore precedenti la partenza dall’hotel. All’unica figura presente in quel momento per strada raccontarono del loro desiderio di visitare una chiesa cattolica. Semplice l’interrogazione, enigmatico ascoltarne la risposta. I cicloturisti proseguirono nella direzione loro indicata e notarono, ancora lontana, una guglia che annunciava la presenza di una chiesa.
Era cattolica, ma chiusa. Strana la presenza sul posto di persone che entravano da una porta laterale in una reception di una casa di riposo. Strana all’esterno una vite che arrampicandosi sulle strutture in acciaio del fabbricato, raccontava di un simbolico vino, strano all’improvviso il suono delle campane. La chiesa era la cappella della casa di riposo, era cattolica e di lì a poco sarebbe iniziata la Messa. C’era il tempo per sistemare le bici e mettersi in contatto con l’assemblea. Dai visi delle numerose signore sedute attorno all’altare un po’ di stupore e cenni di saluto. Dalle loro sedie a rotelle, osservavano i variopinti ciclisti e lo sguardo di alcune, privo di vivacità, si alzava al soffitto mentre mani e testa si contorcevano in uno strano sorriso.
I rintocchi di una campana accompagnarono all’ingresso il celebrante. Lo riconobbero allora i cicloturisti quel sacerdote: era il ciclista, che aveva dato loro le indicazioni.Il mesto viaggio di ritorno capovolge spesso i sentimenti dell’andata. La strada che era stata desiderio di avventura e “lezione di speranza all’aria aperta”, diventa in treno una sorgente ritmica di ricordi. Oltre il finestrino, sulla parete verde delle piante in corsa, si accendono, ritmicamente, le immagini dei giorni “in sella”; il torpore del sonno scriverà la parola fine mentre i titoli di coda scorrono l e n t a m e n t e .
“Benvenuto passeggero, dovunque tu vada la strada di casa è sempre la più bella strada”