Trieste - Riga, dall'Adriatico al Baltico in bicicletta III^
Dall'Adriatico al Baltico - 2.200 km. in bicicletta
E’ stupido e forse un po’ infantile, ma i due ragazzi mi mancano già, li ho conosciuti da poche ore e probabilmente non li rivedrò mai più. Forse in qualche foto o cartolina che ci scambieremo, eppure il distacco pesa. Forse, inconsciamente, prevale già la consapevolezza dell’addio, oppure il fatto di aver trovato la giusta compagnia per una serata. Riprendere soli diventa per la prima volta un peso.
Kaunas – Pasvalis 160 km.
”The show must go on”, non ho alternative, riparto. Gli spazi si dilatano e anche qui, come in Polonia tra un paese e l’altro ci sono 10-15 chilometri di nulla, prati incolti, strette mulattiere sterrate che si diramano verso il nulla, rare mucche al pascolo e camioncini catapultati dalla macchina del tempo. Un chiosco di legno, in centro città è l’unica opportunità che ho per comprare qualcosa da mangiare, In pochi metri quadrati sono esposti i più disparati generi alimentari e non. Sembra il codice fiscale di un supermercato.
Esco e trovo quattro bambini attratti dalla mia bici. E' parecchio carica, ma credo siano più attratti dalla disposizione disordinata di biancheria che asciuga e bottiglie di acqua incastrate ovunque. Uno di loro indossa una maglietta del Milan, e quando vedono la macchina fotografica sono già in posa, sorridenti e con l’indice e il medio fanno il segno della vittoria. Noto una sagoma, abbondante, sgangherata, deforme appoggiata ad una panchina, man mano che mi avvicino ad essa capisco che si tratta di una bicicletta caricata all’inverosimile, accanto un ragazzo con degli occhiali da sole, simili a quelli che si usano per saldare.
Mi fermo, facciamo due parole e mi racconta che sta tornando da Capo Nord. E' polacco e tra pochi giorni sarà di nuovo a casa. Sta mangiando: in un grosso sacchetto di plastica trasparente c’è della pasta cotta. Sarà almeno un chilo, e delle palline marrone che sembrano crocchette per cani. Con un cucchiaio da minestra mangia quel composto indescrivibile. Suppongo che gli basti per almeno 2 giorni. Non faccio domande, ma immagino che sia una tecnica che usa per risparmiar tempo. Originale, ma sicuramente discutibile. Per non farmi mancare nulla , giunto in albergo a Pasvalis, mi ritrovo un'altra volta nel bel mezzo di un matrimonio. Ormai ho capito come funziona, quindi cena in camera e musica fino a tardi. Questa volta la colazione mi viene preparata al momento e non è congelata.
Pasvalis – Riga 170 km.
Pronti via e mi trovo di fronte ad un cartello rassicurante: Riga 109 km. Quindi è quasi fatta, tutta pianura , posso arrivare in città nel primo pomeriggio e godermi una giornata da turista , senza la frenesia della tenda , del bucato o del pensiero del giorno dopo. Sono gli ultimi chilometri, me li devo bere velocemente e assaporarmi il Baltico, la città, i lettoni, le onde e la sabbia. Aspetto questo momento da parecchi tempo, ma è solo una mera illusione. Passo il confine lettone e mi accorgo che la situazione cambia.
Cresce il traffico e la qualità della vita. Mi ero fatto l'idea che le tre repubbliche baltiche fossero degli stati fotocopia, sbagliavo. Mentre la Lituania appare il classico stato ex-comunista dove la libertà di religione ritrovata ha prevalso sullo sviluppo economico ed industriale, una volta entrati in Lettonia tutto appare differente. Aumenta il traffico, soprattutto in prossimità di Riga, metropoli moderna nonostante i palazzi e le costruzioni della dominazione russa.
Il costo della vita aumenta, seppur sotto i nostri livelli, crescono le opportunità di divertimento e le strutture ricettive. Finalmente Riga, città baltica con un nome fin troppo semplice confrontato a quelli impronunciabili incontrati lungo la strada: Ceraukste , Kundziņkrogs o Grenctāles Pienotava . Certo non è stato semplice raggiungerla. Un ultimo piccolo passo, manca per completare il mio viaggio: raggiungere il mare, toccarlo, metterci i piedi, sentirne l’odore e il rumore. La città sorge sulle rive del Daugava, largo e trafficatissimo, si perde all’ orizzonte verso il mare e ti illude, sembra sfociare li a pochi passi proprio dietro al porto. Non sarà proprio così.
Twenty Kilometres” …. “ about twenty, twenty two” I lettoni interpellati sono tutti d’accordo: mancano ancora 20 chilometri per la prima spiaggia, per il tanto agognato Baltico. Non ci voglio credere, sembrava ad un passo, invece è ancora ad un ora di bici. Riparto, un ultimo temporale, strade con nomi improponibili, laghi pescosi ed infine una piccola cittadina verde, con villette disposte ordinatamente . La cartina dettagliata appena acquistata risulterà determinante.
Un paio di curve, un dosso boscoso e sullo sfondo il Baltico. Si tratta di Jurmala.
Percorro gli ultimi metri sulla sabbia bagnata, braccia al cielo, appoggio la bici ad una panchina solitaria, la battigia è deserta, mi dirigo verso il mare ed immergo i piedi nella fredda acqua del Baltico. E' il 28 agosto, ci sono 17 gradi, la spiaggia è vuota. Due persone camminano in lontananza e un temerario fa il bagno. Una sensazione indescrivibile un momento atteso da mesi, desiderato, sognato e temuto. Sono finalmente qui, piedi a mollo, salsedine, onde, sabbia e conchiglie.
Ritorno a Riga per la visita del bellissimo centro storico; sarebbe un peccato non fare un giro per i ciottolati di Riga, visitare la torre della libertà e i vecchi palazzi colorati del centro. In realtà io sono già sazio, ho già goduto. Lascio Riga con l’immagine di un tramonto che si perde verso il mare, rosso, quasi caldo. Attraverso il ponte della Dulgava, la ricerca del campeggio è breve, la fine del viaggio è vicina. Anche Riga meritava più tempo e attenzione, ma il volo è prenotato per il giorno dopo, mi tocca partire subito e poi.... non c'è nemmeno la mia insegnante di inglese!
Conclusione: sto leggendo "Sostiene Pereira". Il libro che ho portato con me per tutto questo viaggio, e che apro solo adesso per la prima volta. Come sempre accade in questi viaggi il tempo per dedicarsi alla lettura non lo trovo, ma partire senza un libro nella borsa sarebbe imperdonabile. Poi in realtà ogni viaggio è un libro, con una copertina già scritta, ma con le pagine che appaiono man mano, con una trama desiderata, ma con una storia nascosta, improvvisa e imprevedibile. Capirla prima non è possibile, capirla dopo non sempre è scontato, viverla è semplicemente un desiderio realizzato. Massimo Armati 2011