Da Spoleto a l’Aquila, itinerario in bicicletta - prima parte
Il cuore d'Italia, l’Italia del cuore
Mi chiedo cosa sia il viaggio, perché si viaggi, e la ragione per cui chi viaggia in bicicletta abbia visioni diversamente turistiche.
Il viaggio è una continua ricerca di luoghi unici che pongono la storia dell’uomo e l’ambiente naturale sempre in primo piano per vivere esperienze pure, inattese e ispiranti. Nel rispetto della terra e dei suoi popoli”. E’ con questo spirito che mi sono avvicinato all’itinerario che vi racconto.
Solo ora, ad un anno di distanza e spronato a farlo dall’amico Fernando che di questo sito tiene le chiavi, riesco a scrivere qualcosa sul mio viaggio in bicicletta effettuato in giugno del 2016. I luoghi che ho attraversato, i borghi che ho visitato e alcune delle persone che avevo conosciuto non ci sono più. In un sol colpo il terremoto ha cancellato la storia del cuore d'Italia, ma non cancellerà la memoria di quell’Italia del cuore.
Genova-Spoleto (treno)
E’ necessario più di mezza giornata, che trascorre salendo e scendendo da numerosi treni regionali (solo su questi è possibile il trasporto biciclette), per raggiungere a pomeriggio inoltrato la città di Spoleto: punto di partenza del mio itinerario nel bellissimo centro Italia.
Nelle mie intenzioni il viaggio in bicicletta di quest'anno voleva unire virtualmente i quattro parchi nazionali del centro Italia per rendere omaggio a una realtà di così straordinaria bellezza. Vuoi per la mancanza di tempo e vuoi per la fatica prefigurata, decisi di suddividere il viaggio in due parti e portarlo a compimento in due stagioni.
Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini è una catena montuosa che si erge nel cuore dell'Italia fino a raggiungere, con il Monte Vettore i 2.476 mt. E' qui, nel regno della mitica Sibilla che nel 1993 nacque il Parco Nazionale Monti Sibillini. Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, è una varietà e una ricchezza naturalistica inconsueta, ricco con massicci e differenti versanti che lo rende uno dei parchi più affascinanti d'Italia e uno dei più grandi d'Italia.
Racchiude tre gruppi montuosi: la catena del Gran Sasso d'Italia, il massiccio della Laga, i Monti Gemelli. Si caratterizza per la presenza della vetta più alta dell'Appennino, il Corno Grande, che raggiunge 2912 metri. Su questa catena è inoltre presente l'unico ghiacciaio appenninico, il Calderone, il più meridionale d'Europa.
Il Parco Nazionale della Majella e il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, programmati per l'anno successivo...mi dissi. Quello che accadde in seguito ha frenato le mie intenzioni e ancora adesso non mi so decidere a completare il mio viaggio. Per adesso vi racconto la parte che ho vissuto e lascio il resto alla fortuna o ad una futura “chiamata del cuore”.
I^ tappa: Spoleto-Visso (km 50)
Il tragitto Spoleto/Visso mi rinfranca dalla fatica del viaggio in treno. Finalmente in sella si pedala. La galleria per entrare nella valle del fiume Nera, evitando una bella salita, è off limits alle biciclette. E’ questo il motivo per cui imbocco la s.s.395 che per circa una decina di chilometri sale fino a quota 700; poi discesa per altri 10 km e si entra nella valle del Nera s.s.685, la strada delle tre valli umbre, costeggia il fiume reso famoso anche per gli allevamenti di trote; dopo ancora 10 km, passato il bel paese di Triponzo.
Oltre il ponte, con una bella vista, si entra in Valnerina seguendo la s.s.209, ancora una decina di km e la strada e il fiume diventano il confine tra Umbria e Marche. Un ultimo strappo e il cartello Visso mi accoglie e il paese è una vera sorpresa come sarà tutta questa zona che andrò a visitare, che conosco solo attraverso la cartina geografica. Trovato alloggio in paese, dopo cena mi faccio una bella passeggiata lungo i vicoli ben tenuti e ricchi di storia del centro storico prima di raggiungere la cuccia. Sono stati 1700 m di dislivello in salita e 1400 m in discesa.
II^ tappa: Visso-Castelluccio (km 23)
In questo secondo giorno, il sole splende, voglio prendermela con calma e godermi veramente la giornata. La mia meta pur modesta come distanza è comunque sempre una tappa in salita. I primi 8 km sono falso piano, dopo non si scherza più; 10km di salita per arrivare a quota 1500. Dopo circa 11km effettuo una sosta per pausa panino e apprezzo un salame morbido che è uno spettacolo e continuo (si fa per dire) con un riposino sotto le fronde di un albero amico. Riprendo la salita a velocità moderata quasi lenta; intorno a me boschi di faggi bruciati da una tardiva gelata di primavera i cui germogli nuovi fanno capolino sui rami ma mostrano un aspetto piuttosto penoso.
La fatica della salita è ampiamente ripagata quando a Forca di Gualdo il panorama si apre sulla sconfinata conca dell'altopiano di Castelluccio con la corona dei monti Sibillini tutto intorno. Rimango senza fiato (ne avevo già poco!). Lo spettacolo della piana di Castelluccio durante la fioritura delle sconfinate coltivazioni di lenticchie è qualcosa di magico, che non si dimentica. Tra fine maggio e la metà di luglio, l’altopiano di Castelluccio è testimone di un evento di particolare importanza. Per diverse settimane la monotonia cromatica del pascolo, viene spezzata da un mosaico di colori, con variazioni di toni che vanno dal giallo ocra al rosso.
Le specie floreali che tingono il Pian Grande e il Pian Perduto in questo periodo, sono innumerevoli, camminando lungo i sentieri possiamo incontrare: genzianelle, narcisi, violette, papaveri, ranuncoli, asfodeli, viola Eugeniae, trifogli, acetoselle e numerose altre specie. La Fioritura che sia in anticipo? O che sia in ritardo? O quando ci sarà? Non si può fare alcuna previsione sui tempi della Fioritura dei Piani di Castelluccio. Io mi accontento e trovo soddisfazione dallo spettacolo a cui assisto, bellissimo, un paesaggio davvero unico che da solo vale il viaggio.
Con una certa difficoltà trovo alloggio nel centro storico del paesino erto sulla cima di un colle a quota 1400. La sera, a cena, dimentico i profumi dell’ottimo cibo davanti alla vista del Pian Grande e mi rendo conto che il viaggio è una scatola cinese che ad ogni apertura rivela una dolce sorpresa. Indimenticabile visione che mi accompagna per i quattro passi serali e qualche foto prima di coricarmi. Oggi sono stati 1200 m dislivello in salita e 360 in discesa.
III^ tappa: Castelluccio-Amatrice (km 43)
Scendo da Castelluccio verso la piana che mi attende con le sue fioriture, non la attraverso completamente, la costeggio per un certo tratto, e ancora delizio occhi, polmoni e mente. Il percorso riparte ancora in salita, in alcuni punti anche con forte pendenza, fino al valico di Forca di Presta circa a quota1550 sui Monti Sibillini ai piedi del monte Vettore, che segna il confine tra le Marche e l'Umbria.
La bellissima vista che spazia sulle valli e sui monti di Abruzzo e Lazio ripaga la fatica. In lontananza noto anche fosche nubi, presagio di cattivo tempo, proprio in direzione della mia meta. Discesa ardita; scendo a velocità sostenuta verso Arquata del Tronto e dopo 13 km arrivo sulla s.s.4 nella valle del Tronto, da lì fino ad Amatrice il presagio si avvera. Pedalo sotto una pesante pioggia fredda che mi penetra nelle ossa. Ad Amatrice piove ancora.
Il meteo non muterà fino a sera inoltrata. Prendo alloggio presso l'albergo "Il Castagneto" appena fuori il centro storico, una costruzione degli anni ‘70 in cemento armato. Posteggio la bici nel vano garage e comincio a stendere gli indumenti inzuppati. L'albergo è ben gestito da due sorelle un po’ avanti con gli anni, molto simpatiche alla buona che mi fanno subito sentire a casa.
La sera davanti ad un piatto di spaghetti all' Amatriciana "ricetta originale" è tornato improvvisamente il sereno...solo a tavola. Dopo cena, piove. Una vecchina esita sull'uscio della sua casa, guarda il tempo inclemente, il fumo sale dai camini e un profumo di legna impregna l'aria, dietro le finestre illuminate la vita scorre.
I vicoli deserti, le luci dietro le finestre con le tendine ricamate, il fumo dai camini e le luci dei lampioni che si riflettono sul ciottolato lucido di pioggia, sono i miei più cari ricordi di una sera ad Amatrice nel giugno del 2016 prima che le tragiche calamità consegnassero a molti cuori italiani una indelebile cicatrice. Oggi sono stati metri 850 di dislivello in salita e 1300m in discesa. (testi e foto di Marco Parrini)
FINE PRIMA PARTE