Puglia in bicicletta, tour completo a tappe (seconda parte)

1.280 Km. vissuti, fotografati, raccontati con simpatia da Marco Di Bucchianico

Questo mattino è più nebbioso dei precedenti, i trulli di Alberobello sono avvolti magicamente ed offrono uno scenario da sogno che però limita l’ampia veduta dell’intera città.

Quinta Tappa: Marina di Leuca-Lecce – Km. 104

“Ci siamo Marco” fra qualche chilometro sarà Santa Maria di Leuca, dove i duemari si incontrano, penso che sto per raggiungere il punto di massima distanza da casa, al piacevole paesaggio si mescola l’emozione di aver percorso metà del mio giro. Immancabile la visita al Santuario, dove ho conosciuto Don Gianni che mi spiega le caratteristiche del posto: «Da qui si vedono le coste dell’Albania e Corfù, ma c’è scirocco che alza la nebbia».

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Ho orientato il mio sguardo verso il biancore della nebbia immaginando quelle coste. Riprendo il viaggio e alla mia destra da ora mi farà compagnia il mare Adriatico. Lungo la costa frastagliata è necessario percorrere qualche salita. Castro, Grotta Zinzulusa, Santa Cesarea Terme e Otranto che mi accoglie in tutta la sua bellezza. San Cataldo e un lungo rettilineo fino a Lecce. Nella serata mi tuffo in una città incantevole per accoglienza, pulizia e baroccamente bella. Passeggio tra palazzi storici, musica e profumi mediterranei.

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Sesta tappa: Lecce-Alberobello – Km. 136

Prima di partire verso Alberobello mi fermo per la colazione al Caffè Foscolo e conosco Giuseppe il titolare, con cui ho condiviso esperienze per la comune passione per il ciclismo. Qualche foto in piazza Sant’Oronzo e riprendo a pedalare sempre più verso nord. A Brindisi decido di fermarmi per un panino nei pressi del porto all’ombra di una palma.

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Credo che il caldo più intenso di tutto l’itinerario lo avverto qui. Riparto e lascio il mare verso Mesagne, San Vito dei Normanni e Carovigno. Ecco il primo trullo, qualche chilometro e arrivo ad Ostuni, bianca in tutti sensi anche appunto per la pulizia delle strade. Una terrazza su una distesa di ulivi che scendono fino al mare.

Ecco quei momenti che pensi; “mi fermo e riprendo domani” oppure “proseguo verso Alberobello”? La decisione l’ho presa all’uscita da Ostuni quando ho incontrato Sylvain di Lione. Un ciclo-viaggiatore Vero. Uno di quelli che dorme in amaca e si lava alle fontane, nei fiumi o al mare. Con un italiano comprensibile, mi spiega che dorme sotto le stelle immerso nella natura e che sta viaggiando dal 4 settembre.

Partito da Torino e dopo aver visitato la Sicilia è risalito dalla Calabria ed il caso ci ha fatto incontrare ad Ostuni. Si potrà pensare che abbia incontrato un vagabondo senza vita, ma la strada insegna che le esperienze che passano attraverso le gambe e la resistenza, offrono mille sorprese. Sylvain di Lione, è un ingegnere elettronico e lavora in progetti a termine.

Il ricavato dei suoi lavori lo riutilizza in viaggi ed esperienze di carattere solidale. Insieme attraversiamo Locorotondo dove, trulli bellissimi immersi nel verde raccontano l’anima di mille anni. Ad Alberobello, che raggiungiamo in serata, troviamo un camping “semiaperto” che ci accetta per la notte. Offro ospitalità a Sylvain che contraccambia con la cena.

Nel giro di qualche minuto l’area si trasforma in un ristorante “a la page”: fornelletto, pentola, pasta, salame, pane cioccolata, frutta diventano così un ricco menù per due e forse per tre. Stupito di tanta collaborazione penso io ad acquistare una bottiglia di rosso “Terre del Grifo” per brindare all’amicizia e continuare la serata scambiandoci idee ed emozioni, accordandoci di visitare Alberobello il mattino seguente.

Vengo a conoscere una personalità di grande spessore: le sue scalate sulle alpi francesi, il suo viaggio in Asia, il suo volontariato verso associazioni di disabili che accompagna in escursioni con lettighe e carrozzine attrezzate per fare provare loro le stesse emozioni dei più fortunati. Un altro uomo Vero che interpreta la vita in piena intesa con me e che mi ha emozionato fino a farmi diventare gli occhi lucidi.

Settima Tappa: Alberobello-Molfetta – km. 115

Questo mattino è più nebbioso dei precedenti, i trulli di Alberobello sono avvolti magicamente ed offrono uno scenario da sogno che però limita l’ampia veduta dell’intera città. Saluto Sylvain che decide di rimanere ancora, avvertiamo entrambi di congedarci con un forte abbraccio amichevole. La nebbia insiste e si dirada nella discesa verso Monopoli dove incontro per un saluto, il collega e amico Domenico Bianco.

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Mi spiega di non trascurare la visita a Monopoli e poi Polignano a Mare, ho seguito il suo consiglio e ho trovato piena conferma in quello che mi ha detto. Proseguo verso Mola di Bari poi Bari. A Molfetta decido di fermarmi in un bed & breakfast.

Sistemo le mie cose ed esco per cena, ma scelgo di comprare della focaccia tipica pugliese e mi ritiro in camera. La fatica comincia a manifestarsi, dopo aver salutato la mia cara al telefono, crollo in un sonno profondo con il televisore acceso e che mi sveglia verso le 02:00. Riprendo a dormire…

Ottava Tappa: Molfetta-Vieste – km. 158

I suoni dialettali che percepisco in questo tratto tornano ad essermi più famigliare; Lanciano si avvicina sempre di più. Inizio ad avvertire le prime sensazioni del rientro che francamente mi confondono. Da una parte il piacere di riabbracciare i miei figli e dall’altra, quello di vagare libero. Breve giro per Molfetta e poi tramite la vecchia SS 16, raggiungo la città straordinaria di Trani.

Pietra e mare profumato mi accompagnano fino a Barletta dove faccio un giro nel centro storico. Con calma lascio la provincia di Bari e rientro in quella di Foggia attraversando le saline di Margherita di Savoia e di seguito Zapponeta. C’è ancora il Gargano con tutta la sua bellezza ad attendermi e la strada che corre da Manfredonia a Vieste è una vecchia conoscenza per me da quando ho partecipato ad una gara ciclistica in passato per due edizioni.

Ma è diverso: in gara non ti accorgi di quello che ti circonda mentre stavolta ho gustato i panorami fantastici di arenaria a picco sul mare turchese. Ecco il mio primo momento di forte emozione che mi spinge fino al pianto, (già mi era capitato anche nel precedente viaggio). Sì, oltre a pedalare, pensare, meditare, cantare, parlare tra me e me, piango anche quando la realtà della natura supera ogni immaginazione.

Raggiunta Vieste, Antonio e Gianpaolo Tangari padre e figlio, mi accolgono come se ricevessero un parente che non vedono da anni. A loro vada un ringraziamento speciale. Si può pensare che il commercio ingentilisca chi lo esercita e che forse con scopo recondito offra famigliarità. Non credo sia il caso vissuto presso la famiglia Tangari, che nel prezzo trattato, hanno voluto comprendere anche la cena.

Non dico di aver cenato servito da un cameriere con guanti bianchi, ma con il titolare. Antonio mi aspetta al tavolo già apparecchiato. «Sei pronto? Metto la pasta?», rispondo di sì e mi siedo.«Versati da bere» mi dice e inizia a fare spola tra il tavolo e la cucina. Bruschetta con pomodorini e olio locale, zucchine alla scapece, tagliatelle con sugo di carne, pollo e patate, frutta. Il tutto consumato piacevolmente chiacchierando con Antonio.

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Nona Tappa: Vieste-Lanciano– km. 202

Di buon mattino Antonio mi propone una ricca colazione, mi consiglia la strada da prendere, e nel partire mi accorgo che il suo sguardo mi segue fino a perdermi di vista. Immancabile il giro nella bellissima Vieste, ancora salite e discese mi portano poi a Peschici. Rintocchi di campane: è domenica mattina. Bambini felici che si rincorrono tra negozietti nelle viuzze sotto gli archi.

Mi fermo per fare qualche foto e vengo avvicinato da gente del posto che pian piano formano un capannello intorno a me. Mi chiedono incuriositi del mio viaggio, ammirati e sorpresi del mio racconto, tacitano per breve tempo e poi mi salutano con auguri e stima. Lascio Peschici con un po’ tristezza, pedalo fino Rodi Garganico per godermi l’ultima perla di questo viaggio in Puglia.

I laghi di Varano e Lesina mi permettono ancora una pedalata fluida su terreno pianeggiante. Le previsioni meteo indicano mutamenti e il sole che fortunatamente mi ha accompagnato, sta per lasciare il posto alle prime gocce di pioggia. Al bivio di San Nicandro Garganico verso marina di Lesina, affronto circa 20 chilometri di strada rettilinea “tirata col filo” con fortissimo vento contrario.

Ora si che c’è da lavorare e da tirar fuori il meglio della concentrazione e della forza. Una battaglia che si è alleviata al raggiungimento della SS 16 verso Marina di Chieuti e Termoli. Le ragazze ai bordi della strada tengono i capelli scompigliati dal vento. Ripercorro nel senso contrario la strada della partenza e ripasso nei luoghi dove avevo scattato le prime foto quando l’entusiasmo era vivissimo.

“Dai Chuckina e Giovanni, andiamo a casa”. Mi avvicino sempre più e pur sotto la pioggia con il buio che sale, respiro l’aria diversa dell’arrivo, quella di casa, che dona la serenità e il riposo. Sono felice, in quello stato di estasi che ti assale quando vivi e raccogli emozioni profonde che anche dopo averle scritte per questo bel sito, resteranno nel cuore a lungo. E per quest’anno mi dico “può bastare?…forse!?”

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Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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