Cicloviaggio a tappe sul Camino di Santiago, da Parigi a Saint Jean Pied de Port (3)
Terza parte dell'itinerario francese che partendo da Parigi arriva a al confine spagnolo. Novità assoluta per per questo sito e per tutti. Prima parte Seconda parte
5° tappa -Chatellerault-Chenay - km 93
Esco da Chatellerault per dirigermi a Poitiers, l’importante città nei cui pressi Carlo Martello fermò l’avanzata dei mori in Francia nel 786 respingendoli al di là dei Pirenei. Passato il ponte sulla Vienne ben prima di Poitiers, immersi in un campo di girasoli scorgo i pochi resti della città romana di Potiers, una porta delle mura di cinta e qualche pietra al suolo.
Ben presto il satellitare mi infila in una strada di campagna che dopo 4 km finisce, secondo lui su un sentiero, forse, ma intorno a me vedo solo erba alta un metro; torno al villaggio e mi dicono che non c’é che prendere la provinciale, per fortuna non é molto battuta. Presto arrivo all’ingresso in città, ma appena imboccata la ciclabile foro la gomma posteriore, sostituisco la camera d’aria, e riparerò stasera in camera quella forata. Entro in città e passo prima dalla chiesa di Saint Porchaire, della facciata dell’antica chiesa romanica rimane solo un imponente torrione del portico che invade la strada pedonale tra vetrine e negozi, l’interno romanico é semplice, conserva qualche preziosa reliquia.
Ma finalmente visito la vicina chiesa di Notre Dame la Grande, non così grande come dice il nome, ma un vero gioiellino dell’architettura romanica. In facciata tre portali finemente lavorati, i due laterali sono ciechi, sopra due file di loggette decorate con statue di santi e ancora sopra scene del vecchio e nuovo testamento, in alto il Cristo in mandorla, circondato dai simboli degli evangelisti. Le torrette laterali, e tutte le altre intorno alla chiesa terminano con alti coni puntuti, il tutto, uno spettacolo che appaga la vista. All’interno, a tre navate, le colonne sono state dipinte nel XIX secolo nell’intento di restituirle ai colori originali, perché così erano le antiche cattedrali romaniche dove erano policrome anche le facciate; ma noi ormai siamo abituati ad ammirarle nel biancore del marmo che il tempo ci ha reso, e non riusciamo ad immaginarle diversamente. È mezzogiorno e qui in piazza un ristorantino offre la vista della facciata della cattedrale, più che il menù mi attrae la vista e mi fermo. Riparto passando dalla Chiesa romanica di Sant’Ilario la Grande,
questa è veramente grande ha ben sette navate, notevoli il portale con torrione, e l’abside. Per ultimo la chiesa di Santa Radegonda, la regina moglie del Re merovingio Clotario, che nel VI secolo fondò numerosi monasteri e chiese tra cui questa, la forma attuale è quella romanico-gotica della ricostruzione dell’XI secolo, ha un alto portico a campanile che risale al XV secolo. Mi ributto nella campagna tra rotoloni di fieno e girasoli, e arrivo a Chenay, la meta di oggi, è un piccolo villaggio con una piccola chiesa, tra l’altro chiusa; va be’ mi rilasserò.
6° tappa - Chenay-Saintes - km 95
“Papa, papa il y a la brouillard” così grida il ragazzino entrando nella sala delle colazioni; eh si c’é la nebbia, non una nebbia fitta, ma che si fa vedere e si che siamo in pieno luglio. Indosso il giacchino e mi avvio sulla provinciale, per fortuna queste provinciali hanno una corsia laterale per le biciclette, peccato che ogni tanto si interrompono e ti trovi in careggiata, sarà d’obbligo tenere d’occhio lo specchietto retrovisore. Per fortuna presto la nebbia si dissolve e si può viaggiare più tranquilli. Oggi la tappa è stupenda toccherò luoghi memorabili che nel medioevo erano le pietre miliari dei pellegrini.
La prima meta é Aulnay, dove si trova la chiesa di San Pietro un marcato esempio dello stile romanico di questa regione. La semplicità della chiesa fa da contrasto con gli elaborati archi dei portali della facciata, ricchi di bassorilievi raffiguranti il bestiario medioevale, un vero gioiello. La mente estasiata segue il percorso dei bassorilievi e all’improvviso senza che se ne renda conto precipita nel medioevo, non resta che ammirarla in religioso silenzio. Anche l’interno a tre navate sorrette da grosse colonne ha il suo fascino.
Con un balzo da 20 km eccomi alla seconda meta Saint Jean d’Angely. Nel 817 qui fu costruita la prima basilica per dare rifugio alla testa di San Giovanni Battista, una delle tante che la cristianità custodisce, avuta in dono da Pipino il Breve, divenne così una importante meta di pellegrinaggio. Da allora più volte l’abbazia è stata distrutta e ricostruita, ora rimane solo la facciata della chiesa del XVIII secolo, come sospesa tra terra e cielo, e un’ala del convento adibita a liceo. Delle antiche mura si conserva la torre dell’orologio.
Riprendo la strada dove giganteschi girasoli dominano la campagna. È un continuo sali scendi sulle colline che precedono Saintes e la discesa finale mi cala in città. Passo in albergo per depositare lo zaino dove l’albergatore guarda ammirato la mia bici, e me.
A Saintes vado direttamente all’Abbaye Aux Dames. Costruita dai Conti d’Anjou nel 1047 per educare le giovani figlie della nobiltà. La chiesa ha una grande facciata riccamente ornata e in un’ala del monastero si tiene una mostra di abiti medioevali femminili. Vicino sulle sponde della Charente si trova un arco romano a due arcate, del I secolo, dedicato all’imperatore Tiberio. Al di là del fiume la chiesa di San Pietro, più volte rimaneggiata, ha una originale cupola a forma di papalina, in fondo Pietro é stato il primo papa. La chiesa più preziosa però é quella di Saint Eutrope, appena fuori città. La cripta sottostante é del XI secolo con grandi colonne, al centro un sarcofago con le spoglie del santo, primo vescovo di Saintes, IV secolo. Sopra è stata costruita la chiesa attuale del XV secolo, enorme.
7° tappa - Saintes-Blaye - km 83
Uscendo di città anche stamattina trovo la nebbia, ma il sole si infiltra prepotente e presto la dirada. La campagna di girasoli ha lasciato il posto alle colline del cognac e del pinot, ovviamente i sali scendi continuano, prevalentemente su strade provinciali non troppo trafficate e con quasi sempre la corsia per ciclisti. Oggi non ci sono grandi mete, ma solo villaggi sparsi tra le colline. La tradizione dice che la strada che porta a Santiago é lunga e irta di tentazioni e insidie, perché la meta bisogna meritarsela. Non ho avuto grandi tentazioni, ma qualche insidia l’ho avuta. Oggi in una di queste salite dopo 15 km di marcia, si é tranciato il bullone della sella, termino la salita a piedi, la discesa la faccio appoggiando la sella allo zaino e sedendomi con cautela, procedo lentamente. A Pons un meccanico mi indica un Brico Center dove fortuna volle che trovi il bullone a brugola adatto alla mia sella.
Riprendo a pedalare tra le vigne che mi conducono a Mirambeau, qui sosto per il pranzo. Il pomeriggio assolato si consuma tra i vigneti e per fortuna il tratto finale della tappa è su una ciclabile tra i boschi, che sbuca alla cittadella fortificata di Blaye, opera di fine ‘600 del solito Vauban. Le mura sono a forma stellare e racchiudono al suo interno i resti di un precedente castello e un piccolo villaggio. Dai suoi torrioni si domina la Gironde, il grande estuario che la Garonne e la Dordogne hanno in comune. Blaye è una tranquilla cittadina che si affaccia sull’estuario. Passo la notte in una casetta di legno di una chambre d’hotes, dove a cena di solito si raccolgono gli ospiti su un unico tavolo, i miei commensali, che sono qui per lavoro alla vicina centrale elettrica, vogliono sapere un po’ delle mie avventure.
8° tappa - Blaye-Le Barp - km 84
Passo la Gironde con il traghetto: spettacolare questo enorme estuario in cui confluiscono due grandi fiumi: la Garonne e la Dordogne. Aggiriamo qualche isola centrale e attracchiamo sull’altra sponda, altri ciclisti sono sul traghetto, faranno un giro del parco della Gironde. Risalgo la Garonne in direzione sud poco discosto dalla riva, é tutto un susseguirsi di piccoli paesi e di vigneti, questa naturalmente é la zona del bordeaux e le aziende vitivinicole, gli “Chateaux du vin”, si susseguono lungo la strada fino a Bordeaux, dove entro in prossimità de “La cité du vin” il moderno complesso dedicato all’attività che impegna tutta la regione.
Io però punto alla antica chiesa di Saint Seurin, VI secolo, più volte rimaneggiata ha l’aspetto di una grande costruzione romanico-gotica con bassorilievi sulla facciata e giudizio universale nel timpano, però è chiusa. Sotto l’antistante piazza è stata rinvenuta una necropoli romana. Approfitto della sosta per una bibita al bar dell’angolo, la giornata si sta già scaldando. In pieno centro e in mezzo a una grande piazza condivisa col municipio, trovo l’enorme Cattedrale di Sant’Andrea. La facciata conserva i tratti romanici del XII secolo, il portale nord con scene del giudizio universale e gli apostoli é in puro stile gotico francese, anche nel resto dell’edificio il gotico ha preso il sopravvento. Ha una puntuta torre campanaria a guglia staccata dalla chiesa. Prima di lasciare la città non manco certo di visitare la basilica di San Michele, costruzione gotico fiammeggiante del XIV secolo, ha anche lei il campanile a guglia staccato dalla chiesa: é altissimo, 114 metri. Tra le chiese della città é quella più legata al Cammino di Santiago, infatti nel XIV secolo esisteva la confraternita dei pellegrini di Bordeaux che qui avevano una cappella dedicata.
Da qui la Garonna è vicina e si può ammirare l’antico ponte medioevale. Seguo la circonvallazione in direzione sud fino all’uscita per Gradignan, un sobborgo di Bordeaux. Il centro é completamente stravolto dai lavori, non mi é possibile attraversarlo in bicicletta. Conduco a mano la bici e imbocco dei passaggi che finalmente mi portano sulla strada che esce dalla città a sud. Appena fuori città: il priorato. Davanti alle antiche costruzioni una grande statua in bronzo di un pellegrino seduto lascia intendere le finalità che aveva il luogo. L’ospizio fondato nel XII secolo era tenuto dagli ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, e offriva assistenza ai pellegrini di passaggio. Degli antichi edifici restano solo due facciate contrapposte consumate dal tempo che trasmettono un’idea della bellezza e della vastità dell’antico luogo. Proseguo su una strada provinciale in direzione di Le Barp e a 10 km dalla meta inforco una ciclabile alberata che offre un po’ di refrigerio in questa calda giornata di luglio. A Le Barp non restano tracce delle antiche vestigia medioevali, ma l’hotel è al di sopra delle aspettative, mi rilasserò in attesa del domani.