Mongolia in bicicletta? Meta per coraggiosi, lettera alla redazione
La Mongolia, dopo la Patagonia, sembra essere la meta maggiormente gettonata dalla non esigua milizia dei ciclo-viaggiatori duri.
Arriva in redazione questa lettera di Andreas Madsen, naturalizzato Italiano, che intende far conoscere la sua avventura prossima. Pubblichiamo volentieri e attendiamo che ci pervengano ancora sue notizie allorquando, durante o alla fine del suo viaggio in bicicletta, avrà elaborato idee sul percorso, sul paesaggio e sugli incontri. Buona Strada Andreas da tutti noi. Con invidia, Fernando.
Al caro Fernando e a tutta la redazione di Ciaobici,
Pochi giorni ancora. Poi si volerà e in due rimbalzi saremo laggiù, a Moron, nel bel mezzo della Mongolia. Fuori dal mondo. Nonostante più di un decennio di viaggi in bici l'emozione è ancora quella della prima volta: la stessa apprensione per come sarà maneggiata la bici durante il trasporto, per come e se uscirà sul nastro dell'aeroporto, se sarà integra, se ci sarà bisogno di aggiustarla e magari cercare pezzi di ricambio. La stessa emozione nel rimontarla, controllandola minuziosamente pezzo per pezzo, sperando che tutto vada magicamente a posto e si possa iniziare a pedalare da subito.Da mesi lavoriamo a questo progetto, tra visti, attrezzatura, raccolta di informazioni sul percorso e sul Paese, e le scelte su cosa portare e cosa non portare: perché quando parti le prime volte vorresti portare tutto, la completezza, poi sempre di più impari la leggerezza, l'essenziale. Così saremo essenziali e leggeri nella steppa.Dall’aeroporto di Moron partiremo prima verso sud, lungo un itinerario già tracciato su piste sterrate, fino a White Lake e poi a est, verso Tzezerleg, Kharkhorin, Lun, fino a tornare a Ulanbaatar. Circa 1000 chilometri, non molti, ma non pochi. Siamo preparati alle salite, agli sterrati e ai capricci del meteo. Sappiamo che non avremo alcuna speranza di comunicare verbalmente con i mongoli che non parlano lingue a noi note, né alcuna possibilità di essere soccorsi in caso di problemi di salute. La comunicazione con casa sarà molto difficile anche se proveremo a dotarci di schede telefoniche locali e comunque nessuno ci potrà aiutare in caso di bisogno. Nemmeno la segnaletica in caratteri cirillici, là dove presente, ci sarà utile. Insomma dovremo cavarcela noi due da soli. Sappiamo che esistono accampamenti per turisti e piccoli centri abitati lungo il nostro percorso ma cercheremo di fermarci solo per i rifornimenti di viveri e acqua (anche se avremo la possibilità di potabilizzare).Soli nella steppa per apprezzarne il sapore di infinito, i colori, le luci, i profumi, i suoni. Contiamo di incontrare i nomadi, mangiare i loro cibi, dormire con loro ma soprattutto cercheremo di assaporare lo spirito di questo paese in cui la vita sembra tanto diversa da come la viviamo noi e ancora così legata alla natura e ai suoi cicli.
Contiamo di trascorrere le notti come i pastori erranti dell'Asia, sotto le stelle. Di svegliarci la mattina, aprire la tenda, guardare fuori e salutare: buongiorno, steppa! Un caro saluto a tutti i lettori di Ciaobici.it. (Andreas Madsen)
Mongolia, un viaggio nell'infinito