Trieste - Riga, dall'Adriatico al Baltico in bicicletta II^

da Katovice a Kaunas(seconda parte)

Katovice: un' edicola con esposti quotidiani e cavolfiori (immagino di propria produzione), un tram che si regge a stenti quasi investe un Suv fresco di concessionaria e oltre una strada ciottolata, una zona commerciale degna di qualsiasi città italiana: supermercato, articoli sportivi, bricolage e giardinaggio. Resto senza parole. Noiosa pianura , dove l’unica cosa da fare è contare i chilometri mancanti a Chestokova.

in collaborazione con barra aforismi

Katovice – Piotrkow Trybunalski 178 km.

Intendo arrivarci per pranzo e mangiare qualcosa godendomi la vista da Jansa Gora, la collina dove sorge il santuario della Madonna Nera. Un viale lungo un chilometro con diversi pellegrini armati di zaino e bastone, suore impegnate al cellulare e qualche turista italiano che insiste a spiegarmi che durante la visita di Papa Wojtyla, la città fu invasa da milioni di persone giunte tutte le parti per vedere il pontefice, orgoglio della Polonia cristiana. Riprendo, seguendo la linea che da sud-ovest taglia in due la Polonia verso nord-est.

Vengo sorpreso alle spalle da un temporale, mi infilo sotto una pensilina del bus e mentre aspetto che smetta, mi interrogo sull’utilità della stessa. Nessuna casa o fattoria nelle vicinanze e i paesi distano anche 10 chilometri l’uno dall’altro. Rifletto e continuo. Prima del prossimo temporale incrocio due donne, impacchettate come due caramelle che pedalano indifferenti. Credo non possano capire il mio spirito, io rispetto il loro pedalare, permeato di necessità e abitudine, con l'impressione di essere senza passione. Terza sosta, causa pioggia. Terza fermata del bus e questa volta ho la fortuna di scambiare due parole con Piotre, un ragazzo polacco, che ha lavorato diversi anni in Italia e che parla un buon italiano.

Canottiera blu e borsa della spesa, aspetta il suo pullman per tornarsene a casa dopo il lavoro. Dopo anni a girovagare l’Europa ha finalmente trovato occupazione vicino a casa e così si può godere la famiglia. Dell’Italia ricorda la raccolta dei pomodori nelle masserie pugliesi, mesi di fame e umiliazioni, paure e sofferenze. Se ne è andato, scappato, dopo che un suo collega lamentatosi per le condizioni disumane, è sparito misteriosamente, nel nulla durante la notte. Mi parla dei numerosi imprenditori italiani che stanno comprando ettari ed ettari di terreno in Polonia per costruire piccole imprese o allevare bestiame. Sono arrivato nella delocalizzazione. Arrivo a Trybunalski che fa già buio, mi infilo nel primo albergo che trovo per passarci la notte.

Piotrkow Tribunalski – Varsavia 164 km

“Trentino wloska roskosz “ che deve suonare qualcosa del tipo “visitate il Trentino” o simili. Trovo questa scritta su un bel cartellone sei per quattro in mezzo alla pianura polacca. Capisco che i polacchi non sono solo badanti e operai, ma anche un popolo che sceglie l’Italia per le proprie vacanze. La giornata soleggiata, fresca rende tutto più piacevole. Ho constatato che il confine valicato sui monti Tatra non è solo politico, ma divide l’Europa anche climaticamente.

Sotto temperature africane, sole e piogge scarse, sopra temperature primaverili, giornate ventilate e frequenti precipitazioni. Tra un morso e l'altro della mia pausa pranzo controllo la cartina e ricevo la visita di un roditore affamato in attesa dei miei avanzi. Il Palazzo del Belvedere, quello che si vede sulle bottiglie di vodka, accanto ad un grattacielo di qualche colosso dell' elettronica, è l'immagine che mi resta della visita di Varsavia.

Lunghi viali, edifici del passato regime, il muro del ghetto, il cuore di Chopin e la sorella della Sirenetta che, risalendo la Vistola, decise di fermarsi nella capitale polacca. Grandi cantieri in vista degli europei di calcio del 2012 e un centro storico che meriterebbe maggiore attenzione.All'hotel Majestic appena fuori Varsavia, la mia carta di credito misteriosamente non funziona. Vanno bene allora pure gli euro e magicamente al cambio la mia camera costa … 50,00 €. Proprio fortunato. Immaginatevi che casino che sarebbe stato con il resto(!?). La signorina della reception, esperta in cambio, nonché barista, nonché cameriera, nonché titolare dell’albergo, mi obbliga pure ad una levataccia mattutina “ porque hay que trabacar “. Non ho ancora capito perché mi parlava in spagnolo!

Varsavia – Goniadz 210 km.

Più che una giornata in bici è stata un' odissea di 210 chilometri: due forature, una rottura di copertone, due temporali, un inseguimento canino, una caduta, due alberghi pieni e un tratto di ciottolato con bici spinta a mano. Esco dall’albergo seguendo le direttive della senorita polacca, alle 7.30. Vento a favore, velocità costante, fatica ridotta, a mezzogiorno sono già 110 i chilometri percorsi. Il cielo butta ancora acqua, le strade peggiorano , e il traffico diventa quasi solo quello dei TIR diretti a nord.

Pinete e boschi per lunghi chilometri offrono funghi e frutti di bosco che i polacchi raccolgono e vendono a bordo strada. Finferli e Iveco, mirtilli e Scania per un intera giornata. Una fessura nell’asfalto larga come un copertone e lunga diversi metri mi fa perdere l’equilibrio e in attimo sono a terra con tutte le borse sparse. Bagnato e spaventato mi rialzo. Tra l’indifferenza degli automobilisti , dopo una breve verifica dei danni sorrido per il pericolo scampato.

Solo tanta paura. La cartina consiglia un percorso alternativo con passaggio a Tycocin sede di una delle più grandi sinagoghe della Polonia. Il paese è bellissimo e merita la visita nonostante il fastidioso ciottolato. Mi fa compagnia un cagnolino inzuppato e solitario che cammina con me per qualche minuto. Non è nemmeno parente di quello che qualche chilometro dopo mi inseguirà, nervoso e cattivo con delle intenzioni che fortunatamente non ho verificato.Stanco e sfinito dalla giornata “fantozziana” cerco una stanza al prossimo albergo. “Full” come pure quello successivo. Il risultato: 210 chilometri di fatiche per giungere ad un hotel sperduto in mezzo al parco Narodowy. Un numero infinito di laghetti che si perdono a vista d’occhio per chilometri e chilometri e, sullo sfondo, pinete dove all’interno vivono gli ultimi esemplari di bisonte europeo. Io pure bisonte per una notte.

Goniadz – Wigry 130 km.

I chilometri di ieri sono tutti nelle gambe, li sento al mattino. Faccio colazione con pane e acido lattico. La giornata si preannuncia dura, per cui cartine alla mano, decido di accorciare il tragitto. Devo innanzitutto trovarmi un meccanico per acquistare delle camere d’aria di scorta e farmi dare un'occhiata al mozzo posteriore cigolante e un po’ anarchico. Partenza a rilento, pochi metri e sono già fermo per l'incontro con Christophe e Clement.

Due giovani ciclo viaggiatori francesi partiti da Parigi alla volta di San Pietroburgo. Mi raccontano il loro zigzagare per l’Europa attraverso Olanda, Svizzera e Germania, e del progetto della Comunità Europea che li ha sponsorizzati. Hanno pedalato per mezzo continente intervistando gente di tutte le nazioni, età e culture. Questa volta tocca a me. Si parte a raffica con domande sull’ unione Europea, sull’Euro e sull’Italia. Domande in francese e risposte in italiano. Rivedendo il filmato sul loro sito mi sono sentito un po’ ridicolo ma mi sono goduto questo piccolo momento di celebrità.

Li saluto, abbiamo la stessa destinazione ma con strade diverse, io devo cercare un meccanico quindi opto per la statale che attraversi qualche grande grosso villaggio, loro possono permettersi e godersi strade secondarie.“Nervoso amico? Nervoso?” Andrea, il meccanico che trovo a Grajevo percepisce che non mi fido molto dei suoi metodi e della sua eccessiva calma nel maneggiare la mia bicicletta. Ha trascorso diversi anni in villeggiatura nel Lazio, ha quindi imparato alcune parole e diverse parolacce che urla al figlio che se la ride più di me. Vende motoseghe e macchine da giardinaggio. In una vetrinetta espone cambi Shimano che usavo 10 anni fa.

Ha le camere d’aria che servono a me, anche se necessitano di un piccolo aggiustamento della ruota. Lo esegue con la concentrazione e la serietà di un chirurgo, come se avesse tra le mani un corpo umano, ma ho comunque qualche timore. Alla fine compie egregiamente il suo lavoro, facciamo una bella foto ricordo e lo saluto sorridente e rinfrancato.Ad Augustow ,città termale che sorge in mezzo ad un numero imprecisato di laghi, incontro di nuovo i miei amici francesi, ma sarà per l’ultima volta. Le nostre strade si dividono definitivamente, loro procedono verso Vilnius, la nuova capitale lituana, io più a ovest verso quella vecchia, Kaunas.Visito il lago Wigry, e non mi pento di aver ascoltato una coppia di amici di Varsavia che me l'avevano consigliato. Un monastero, un piccolo bar ed un campeggio con una tenda in riva al lago ( la mia), pochi camper e niente più. Una piccola Mont Saint Michel senza la speculazione turistica, senza sfarzi e senza caos. Alle 9,00 di sera dormono tutti e io mi adeguo volentieri.

Wigry – Kaunas 143 km.

Al mattino Wigry è ancora più bello. Salgo sul campanile del monastero, e da quassù posso rendermi perfettamente conto che sono quasi su un isola. Specchi d’acqua fino all’orizzonte intervallati da strisce di terra, sottili che sembrano galleggiare. Nessun rumore. Non c’è nemmeno il vento a muovere le foglie. Scatto una serie infinita di foto, convinto che comunque non renderanno mai l’ idea delle sensazioni che ho potuto godermi in questo piccolo paradiso.La cartina mi da due possibilità: statale 8 che fa un angolo retto prima di giungere al confine, oppure una piccola stradina che taglia nella campagna e quindi, in teoria più corta.

In questi casi, per esperienza precedente, so che utilizzando percorsi poco battuti si corre il rischio di non trovare asfalto e nessuna indicazione per chilometri. Saluto la statale 8 e prendo quella che a breve diventerà una mulattiera, ricca di saliscendi e tratti in cui ad ogni bivio ci si affida all’istinto. Poche costruzioni, qualche capanno nei campi e diversi abbeveratoi anche se non si vede bestiame. Poi finalmente un casolare che sembra abitato. Entro nel cortile per chiede lumi sulla strada. Due uomini, forse fratelli, ed una donna anziana, la mamma, sono concentrati nella macellazione di un maiale. Interrompono il rito per aiutarmi. Non ho sbagliato strada fortunatamente. Chiedo di fare qualche foto, ma si vergognano; così tra i miei ricordi ho la foto di un maiale morto e di un’anziana che si copre il viso, mentre si ripara dentro casa.

Lituania, il paese delle croci: se ne contano almeno 5 o 6 a chilometro senza includere le cappelle votive e le chiese. Kaunas non offre particolari bellezze. Il campeggio cittadino è posto sotto un cavalcavia dell’autostrada e mi riserva un felice incontro. Incontro Sophie e Dudu, svizzeri di Berna, 17 anni lei 21 lui, hanno iniziato il loro ciclo-viaggio in Finlandia un mese fa con destinazione Atene. Senza programmi senza fretta, ma attrezzati di tutto punto (svizzeri!!). Regalo loro le mie cartine della Polonia, mi offrono un caffè preparato con la moka, ci scambiamo consigli, impressioni ed indirizzi. Il loro viaggio finirà in Serbia a metà ottobre. L'inverno incombe e la Grecia è ancora lontana, ma sono le persone più felici del mondo. Li ammiro ed un po’ li invidio. Fine seconda Parte

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