Jutland (DK) e biciclette in libertà - prima parte

Jutland in libertà - prima parte

Amare un viaggio, è tornare anche sui luoghi già visitati. Con questa ciclo-vacanza rivisito lo Jutland (Danimarca) dopo 43 anni. Dal tempo in cui ideali e sentimenti erano, a volte così forti, che aiutarono a cambiare il mondo; relazioni e incontri, a volte così sinceri, che cambiarono lo stile di vivere; giovani, spesso così rivoluzionari, che accesero l'alba di un nuovo mondo universale . Era il 1969. Amare un viaggio, è tornare per riprendersi i ricordi.

Da Goteborg a Frederikshavn e poi Skagen. 50 Km.

Dimenticammo il costo impegnativo del passaggio in nave una volta iniziata la mini crociera. Due ore di fascino a bordo, coccolati da lusso, dai dolci saporiti e con lo sguardo sempre teso verso il mare. Le centinaia di isolotti e scogli sembravano proiettati su uno schermo cinematografico. Il documentario aveva tanti registi quanti erano i possessori di fotocamere e cineprese che, infaticabili, riprendevano ogni particolare. Erano le vecchie strutture del porto, i piccoli fari costruiti sugli scogli, le case variopinte in legno arrampicate sugli isolotti, barche a vela e la loro scia disegnata sull'acqua, pale eoliche disseminate su terre emerse.

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Uno scenografico documentario che terminò, a Frederikshavn, quando motori e paratie, al momento dell'ancoraggio, scrissero, con l'acqua spruzzata e spumeggiante la parola “fine”. Le nostre, uniche, biciclette scendendo dal traghetto incontrano subito la ciclabile fino all'uscita del porto. Da lì le indicazioni segnavano nuove destinazioni. La nostra era Skagen e dovemmo percorre la strada statale in direzione nord per 40 km. Lungo questa via l'itinerario che prima porta il n. 5, poi cambia in n. 1.

Poco il traffico, poche le abitazioni, i piccoli villaggi sembrano disabitati. Il primo sguardo sulla Danimarca ci confsu per silenzio e ordine. La sosta per un caffè e poi la strada, negli ultimi chilometri, penetrava nel bosco dove angoli di sosta attrezzati anche di servizi igienici ci ricordavano che eravamo ospiti nel Paese che più al modo ama le biciclette. Ci stavamo dirigendo verso il punto più settentrionale dello Jylland e attraversavamo una serie di dune sabbiose ed erbose frequentate da gruppi di cicloturisti. In verità sembravano troppi in questo tragitto e molto divertiti. Strano a dirsi le loro lattine di birra erano disseminate lungo il percorso. Rumorosi, salutavano cordialmente manifestando una spiccata allegria.

Era un sabato sera e molti forse si preparavano a trascorrere la notte in queste strade in compagnia di amici, birra e di un sole che stentava a scendere. A Skagen, prendemmo possesso di una camera a quattro posti presso l'ostello. “Le case apparivano irreali in quella luce forte e sembravano avvolte in un silenzio che il chiasso e il rumore dei veicoli potevano a stento turbare”. Fu solo per pochi istanti che il porto di Skagen ci mostrò le sue luci e le sue ombre, perché il sole si addormentò dietro una grigia coltre di nubi e, in fretta, fresche gocce ci convinsero ad affrettare i nostri passi e spegnere definitivamente le fotocamere golose di tramonti.

Da Skagen a Londstrup 90 km.

titprimapartedkChi dice Skagen a volte intende Grenen. Pochi chilometri separano le due località. Grenen non è solo una striscia di sabbia. E' l'estremità di un Paese e come tale ha il fascino della fine, l'incontro con l'ignoto, la sensazione del proibito. Due mari (Skagerrak e Kattegat) si incontrano sulla punta formando una schiuma bianca laddove si infrangono i marosi più forti. Il silenzio diventa “musica dell'anima”, e la luce racconta le romantiche visioni pittoriche della “scuola di Skagen”. Aggiungete un faro, alcune fortificazioni semidistrutte, una lunga spiaggia con alte dune. E sopra di esse, aggrappata, un'erba, dai ciuffi resistenti e verdi. Essa mostra il suo argento quando il vento la piega e s'indora quando il sole tramonta.

Il vento la piega ma non la scompiglia. Lei sembra compiacersi di essere cullata da quella brezza continua che il mare le soffia contro senza tregua. Il vento, immancabile, fa scorrere la sabbia ai suoi piedi formando luminosi rigagnoli che si spostano in ogni direzione. Ognuno di questi rivoli sembra cercare una duna pronta ad accoglierli in cambio di un nuovo decoro che lasceranno ai suoi contorni. Davanti a tutto questo capirete perché Skagen e Grenen faranno battere il cuore, a casa, al solo pensiero. Il nostro gruppo si divide in due: gli interessati alla cultura visitano il museo, gli amanti della natura e della fotografia raggiungono la spiaggia. Poche ore sono sufficienti perché il gruppo si ricomponga. Ognuno soddisfatto della propria scelta, ognuno geloso di non aver potuto vedere la parte dell'altro. C'è un solo modo per andarsene da Skagen:ritornare per la stessa strada. Si raggiunge la chiesa sepolta, Tilsandede Kirke, in realtà solo il campanile.

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Bianco, esso spicca dalla sabbia tra dune destando sorpresa arrivando dalla ciclabile. Tutta l'area è parco naturale. Metodo migliore per visitarlo è naturalmente la bicicletta reperibile anche fra i noleggiatori a Skagen. Proseguendo in direzione sud e deviando verso ovest del percorso identificato come n.1, si raggiunge dopo 15 km. una distesa di colline di sabbia. Si notano da lontano per la loro candida luce oltre che per l' altitudine. Sono le Dune di Rabierg Mile. Vere colline, con l'atmosfera di un deserto, dove il sole e le nuvole giocano a formare luci ed ombre e, gli innamorati dell'immagine, cercano di fermare la foto del giorno, magari quella dell'intero viaggio. Le biciclette vengono abbandonate a terra e il sorprendente paesaggio satura in breve la memory card e lascia nell'animo una ragione in più della scelta di questo viaggio.

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I piedi scalzi di chi vi sale, si nutrono di nuove sensazioni e lo sguardo percorre le vicinanze, ondulate, con aree di acqua ricolme di fiori dai pennacchi bianchi come di cotone, di brughiera, di prati e di nuvole in cielo, che nell'assenza di rumori e di voci, corrono ad abbracciare l'orizzonte. Dalle grandi dune il percorso si dirige verso Hirtshals. Pur con brevi varianti, il gruppo intende seguire l'itinerario Nordseekusten-Radweg (tratto n. 4 della editrice Esterbauer) che in Danimarca prende il nome di Vestkyst-stien e attribuisce al percorso la numerazione 1 e viene sempre segnalato (anche se con piccole carenze).

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Sebbene le attrattive della città di Hirtsals, (porto, faro, acquario e museo) fossero attraenti sirene, decidemmo di saltare questa località e di raggiungere Lonstrup. Ci dirigemmo così verso Horne, Tornby e raggiungemmo Lonstrup sulla costa. Un percorso ondulato con la presenza di grande fattorie. Un paesaggio creato da coltivazioni a cereali e aree con boschi che, oltre ai soliti abeti, mettevano in evidenza anche faggi. L'incontro con la bianca chiesetta di Skallerup preannunciò l'arrivo, in pochi chilometri, al paese che era stato scelto per la sosta finale. Scegliemmo il campeggio all'ingresso del paese per pernottare. Poco lontano, all'interno di poche viuzze colorate, cenammo con una sorprendente porzione di pasta alla bolognese. Fine prima parte.

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